< Pagina:Frascherie.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Fascio Secondo. 115

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:115|3|0]]

  Benche ’l cervello aguzzo
  Haveste de l’Astrologo d’Abruzzo,
  Che conoscea tutte le spine al tatto.
Anzi dirò, che in furia
  Entrar dovrei, perche mi fate ingiuria
  S’egli è vero quel detto,
  Che l’huomo savio domina le stelle,
  Mentre habbiate concetto,
  Ch’io stia soggetta al dominar di quelle,
  Secondo il vostro cenno
  In capo havrò più la pazzia che ’l senno.
Voi mi significate,
  Che in questo vostro Astrologante ufficio,
  Havete fatto il Calcolo, e ’l Giudicio.
  Quando questo affermiate,
  Fatta Astrologa anch’io de’ vostri guai
  Dirò per quanto il mio cervel penetra,
  Che state male assai,
  Perche quei, che fan Calcoli, han la pietra.
Circa il Giudicio poi,
  Voglio affermar, che ve n’è poco in voi
  Voi m’assegnate in vita
  Dodici case: e darvi una mentita
  Io potrei per la gola,
  Che fu la casa mia sempre una sola.
  Fussero Case almeno,
  Mà son, vostra mercè, stanze da fieno.
  Vi ponete un Leone,
  Toro, Capra, Montone,
  E le Reggie del Ciel converse in selve
  Fatte gli Dei domesticar con belve:
  Onde in essempio vostro
  Anco molti Signor del secol nostro

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.