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Fascio Secondo. 179

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S’io chiamo il verso lor rotto di lombo,
  Se contra i piedi suoi Satire impugno,
  Di queste in onta mia sento il rimbombo.
S’io dasse lor per ogni error un pugno,
  Non saprei giudicar, chi stasse peggio,
  O man indolita, ò il pesto grugno.
'Quando a qualche Guerrier muovon corteggio
  D’armate lodi, in su gli Etherei palchi
  Con traslati cotal fanno un passeggio.
Il tuo merto guerrier l’Etra cavalchi,
  Né provi mai, col raggirarsi a tondo
  De la Dea Libitina i Catafalchi.
Se scopia il labro tuo tuon furibondo,
  Terremoto di tema Africa n’habbia;
  E a’ bronzi tuoi serva di palla il Mondo.
Catenata sia l’Asia, e pien di rabbia
  Frà i suoi Trionfi Baiazetto hostile
  Chiuso ti segua in Tamburlana gabbia.
Scorrano l’Arme tue da Battro a Thile;
  E ’l suo cretoso, ove approbaste antenne
  Mandi a Roma à donar some di Pile.
L’Inventario de’ merti in dì solenne
  Legga tua Fama; e spenacchiando l’ali,
  Doni à i dotti Scrittor mazzi di penne.
E se vede, che chiudi i rai vitali,
  Sterpi da sè le piume sue più fine,
  E per requie tua formi i guanciali.
Hor non mertan costor Cavoli al crine?
  O de’ Cavoli almen suggere i brodi,
  Fetido honor de le Febee cucine?
Ma udite ancor questi arrischiati modi,
  Quando co’ lor poetici furori,
  Di Beltà feminil stupran le lodi.

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