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180 Delle Frascherie

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Latti rose bellezze, à i vostri honori
  Su queste vie, dove il bel piè sen varca,
  Polvere sia d’inceneriti cuori.
I bei crini di voi filò la Parca,
  Di pel di Frisso, ò i vostri crini hà tocchi
  Per donarvi un Perù, Frigio Monarca.
Se battaglia è un Amor, forz’è che scocchi
  Fieri colpi di Sagro il guardo vostro,
  Perche polver è l’huom, foco i vostr’occhi
O pur dirò con più lodato inchiostro
  Che del Carro di voi Fetonte Auriga
  Sdrucciola scorrerie sul petto nostro.
N’andreste in Ciel su l’Apollinea biga;
  Mà farebbe litigi il vostro seno
  Frà i suoi candori, e frà la lattea riga.
Anzi al vostro apparir tosto sia pieno
  L’invulnerabil Ciel d’alme ammalate,
  E le cure del Ciel nega un Galeno.
Havreste colà sù regie pedate;
  Ma di voi vergognosa andria Ciprigna
  Ch’ella à rete fù presa, e voi pigliate.
Udiste vena mai così benigna?
  E non deve a costoro esser permesso
  Nel Permesso Febeo serto di Vigna?
Ma già che i Versi lor lodano il sesso
  Di Citherea n’habbia il Marito cura;
  E sia foco, e Vulcano oggi uno stesso.
Non perche sia Pindarica fattura,
  Ne’ versi lor: mà perche sono i rei
  Pindari nel morir, provino arsura.
Qui conchiudete voi spirti Febei,
  Che questi Autor di metriche molestie
  Son bestie, da tirar risa d’Orfei.
Son Orfei, da tirar morsi di Bestie.

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