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Fascio Secondo. 193

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Dare a la fame sua sordidi pasti:
  Per non far col rumor d’un pagamento
  A Moneta, che dorme, i sonni guasti.
Crescer guadagni, e haver canuto il mento
  Qual Pellegrin, che sù la meta voglia
  Proveder di viatici il momento.
In volontario laccio Huom, che s’ammoglia,
  Imprigionar la libertade; e fare
  Di Consorte Galea schiava una voglia
Montar Pegaso un Huom, che maneggiare
  Non sà la briglia: e creder fra i Poeti
  Gir in Parnaso: e poi per naso andare.
Consumar di sua vita i giorni lieti
  Fra le guerre amorose, e haver sepolti
  In Tromba feminil tutti i segreti.
Spender tempo, cervello, e soldi molti
  Di meretrici Arpie dietro gli amori,
  C’han mani occhiute, & acciecati i volti.
Con affetti affettati haver humori
  D’invaghir Dame; e in far da Ganimede
  Puzzar d’Hircania, e haver d’Arabia odori.
Haver gran Libreria, nè porvi piede
  Per rivedervi a suo profitto un foglio:
  Come quel, c’ha la Gobba, e non la vede.
Comprar speranze a prezzo di cordoglio:
  Perch’habbia poi trà i Cortegiani affronti
  Imbarcata Ambitione urti di Scoglio.
Merto Pigmeo, che in gran fortuna monti,
  Andar superbo, e non saper che i Nani
  Non ponno esser Giganti sopra i Monti.

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