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216 Delle Frascherie

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Parrà colui, ch’udendo nominato,
  Doncherche in occasion di certa Guerra,
  Disse. Affè, che Don Cherche è un gran Soldato.
Geografo di carta, e non di terra,
  Affermerà, ch’un palmo di Campagna
  Da Polonia lontana è l’Inghilterra.
Fiume dunque varcar, scender montagna
  Risolve, e uscir dal Cittadin confino,
  Già che inalza i puzzor l’acqua che stagna.
Non è micca mestier da Paladino,
  Star con la Pala a stuzzicar Carboni,
  E non è camminar starsi al cammino.
Cotai furono in Roma i miei sermoni,
  Quando humor di vagar fittomi in testa,
  M’affazzionai di Compagnuol calzoni.
Qui mi feci un vestito in Feria sesta;
  Perche ’l setimo dì di settimana
  Tutt’i Mercanti miei guardan la Festa.
Fei trà seta frustata, e vecchia lana
  Un fagottin di provision Vestali:
  E Abram vi scrisse. Franco di Dogana?
Poi qual Corrier de’ miei finiti mali,
  Mi stivalai, per haver sorte in selle,
  Già c’han sorte hoggidì sol gli Stivali.
Se lo stellato spron regge la pelle
  D’uno Stival, non saran cose strane,
  Che d’un Stival fian provide le stelle.
Veder già non pensai d’Africa tane,
  Sapend’io ben, quante in Italia stanno
  D’inesto adulterin Bestie Africane.

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