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Fascio Terzo. 237

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A Corrente guidona un cor devoto
  Sacrificar vedrai preghi esecrandi,
  Nè torcer mai contra il Torrente il nuoto,
Gl’huomin da ben hoggi han da Corte i bandi;
  E se mai per disgratia uno hà ventura,
  D’inalzato Briccon serve i comandi.
L’oro c’hoggi un Padron spender procura
  Somiglia i Fichi d’una rupe alpestre,
  Che son nati de’ Corvi à la pastura.
Sul vitioso Bagoa da le finestre
  Si versan gratie; e a l’ingegnoso Plauto
  Si dispensano i pan con le balestre.
A la Smorfia d’un canto, al suon d’un flauto
  S’apron tanto d’orecchi, e un Letterato
  Sul naso dà, più ch’in Germania un Crauto.
E pur bisogna esser di flemme armato
  Più, che in foco di bile armar le furie;
  E con targa di cor vincer il Fato.
Regole son di Cortegiane Curie,
  Chinarsi al Reo, ch’è Giudice del Buono
  Render le gratie, à chi decreta ingiurie.
Vuoi qualche esempio? Eccolo. A regio trono
  D’un Can barbone, hoggi i mordaci impieghi,
  Più d’un Servo, che tace, accetti sono.
Se muore un Huom frà i Cortegian Colleghi,
  Cent’altri, che vorrian vitto, e prigione,
  Porgono al Rè memoriali, e preghi.

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