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Fascio Terzo. 241

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Non havea questa Cella
  Altro Quadro di stima,
  Ch’una Conclusioncella,
  Che discorrea de la materia prima;
  E ciò con gran ragione,
  Perche la conclusione
  Sopra quel muro bianco
  Era prima materia, e l’ultim’anco.
Ne la Camera haveva
  Uno scabello schietto,
  Ch’era d’un piede zoppo:
  Nè poco era in effetto:
  Perche il Padron diceva,
  Questo Scabello è troppo,
  Se vuol meglio seder, seda sul letto.
Gli servia di Buffetto
  De la larga finestra il Tenitorio,
  Gli servia di scrittorio
  Un certo repertorio
  Che più caro tenea de le pupille,
  Dove il filo chiudea, l’Ago, e le spille.
  Con quest’armi emendava
  Cento rotture, e mille,
  Che frà ’l tempo, e i calzon nascer mirava
  Onde l’Ago chiamava
  La bell’Asta d’Achille,
  Che feria le Calzette, e le sanava.
Mà per tornar del mio discorso al punto
  Già che d’Argo si parla, e di cucire,
  Volse un giorno costui, pria di morire,
  Con la Turba compagna
  Traspiantar il suo mal ne la campagna,

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