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274 Delle Frascherie

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V
oi, che in aperto suol lieti ascondete

  L’anhelato da pochi otio innocente
  E da l’empia Città mai non trahete,
  Qual da putrido humor, morbi a la mente,
  In suon mormorator voi più godete
  Fra’ sassi un rio, che frà le Corti un dente
  E fate in voi con l’unità gradita,
  Poveri di desio, ricca una vita.
 
Sprezza i fasti grand’Alma, e ’l magistero
  D’un senno difensor merti l’infonde,
  Non vanta Nave mai scaltro Nocchiero
  Che d’oro hà il rostro, e d’hebano le sponde.
  Cara è la Nave ancorchè tinta à nero,
  Le cui ferme giunture escludon l’onde;
  E per far le maree d’ira spumanti
  Rende a’ colpi di prua gli urti refranti.
 
Di bella vanità schiva è Natura,
  E sol contra i perigli arma il talento,
  Così prode Guerrier spada non cura,
  Chi trahe spoglia gemmata, else d’argento
  Gradito è il ferro, in cui la tempra è dura
  E in colpo emulator rompe ardimento;
  Che i robusti ripari, e di repente
  A punta pentrò, franse à fendente.
 
Quei Grandi là, cui le fortune diede
  L’ostro d’un crin, cui la Fortuna inostra
  Sembran colui, che in coturnato piede
  Clamide favolosa al popol mostra;

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