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Fascio Primo. 37

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:37|3|0]]habiti acquistati, e naturali di commendabili prerogative; nè meno eloquente nel difender i Rei nel Foro, che severo nel fare esuli dal Foro della propria coscienza le colpe. Fattosi questi in gioventù Settario di quell’Elvidio Prisco Protettore appresso Tacito, impiegò l’ingegno in Filosofia, non come i più, per viver disutile sotto questo nume ampio; ma per servir la Republica sicuro da’ colpi di Fortuna. Seguitò i Mastri, che tengono esser beni le sole cose honeste, e mali le brutte. Potenze, e nobiltà, e ciò ch’è fuor del nostro animo, nè beni, nè mali.

Rorazalfe fù il primo ad esser richiesto di parere sopra il proposto quesito, come quegli, che più di qualunque altro credevasi nell’Arte declamatoria versato; onde promosso più tosto da un impulso d’ingegnoso capriccio, che da un’arbitraria elettione di Natura; espose indi a poco alla difesa d’Heraclito i suoi eloquenti motivi in tal guisa.

I
N prigioniere fasce

  Sgorga il Mortal, che nasce,
  Lagrime elette à presagir tormenti,
  E d’obortino dì piagne i momenti,
  Così ne l’Oriente,
  Perche ’l suo Dì nascente
  D’un folgor fuggitivo hà le facelle
  Co’ mesti rai di moribonde Stelle.
  Su l’aperte campagne
  In rugiadoso duol l’Alba lo piagne.

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