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40 Delle Frascherie

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:40|3|0]]un eminente poggio il transito della sua poderosa Armata, hebbe a dire a se stesso.

Uno stuol furibondo,
  Qual Vicario di Morte
  Te segue, ò Xerse, e par che seco porte
  Di Grecia à i danni epilogato un Mondo.
A far satollo il seno
  Di tante turbe al provido Bifolco
  Mancan spatij di glebe, e già vien meno
  A la Cerere Greca esca di solco.

Credesi però da Savij, che Xerse fatto anch’esso imitatore d’Heraclito, lacrimasse nelle sue indomite potenze la caducità humana; ponderando, che in numero d’armati, che haver parevano d’innumerabili la sembianza, nel gir d’un Secolo, non ne sarebbe per reliquia del tempo, rimasto vivo un suol huomo. Nell’esempio dunque della ferità impietosita d’un Xerse.

Ponderate, o mortali,
  Come di Morte à l’orrido pensiero,
  In un volto guerriero,
  Ove nati a fierezza arma i suoi vanti,
  Forestiera pietà celebra i pianti.

Appagati haveva, e compunti gli animi de’ suoi compagni il saggio discorso di Rorazalfe; quando ecco Stamperme si rivoltò con un piacevole ghigno ad Egideargo; come che ravvisasse nella sua lieta, e pratticata natura una ingegnosa dispositione di contraporsi con le difese del riso alle commendate lagrime di Rorazalfe.

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