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I RIDICOLI


SATIRA.


S
Erse un giorno versò pianto ridicolo:

  Perche pensò, che in centinaio d’anni
  Si corresse di morte un gran pericolo,
Desiderij di vita assai Tiranni
  Nutria l’ingordo, imaginando, havesse
  Un corso secolar rapidi i vani.
Oh se i morbi moderni hoggi vedesse,
  Diria ridendo. A gran ragion da’ Numi
  Per purga de gli humor Morte s’elesse.
Chi per titolo alteri hebbe i costumi,
  Hoggi l’entrate sue trova sotterra:
  Ch’una cenere al fin fine è de’ fumi.
Lutta di Morte hoggi i superbi atterra:
  Perch’à i mortal, che de l’Anteo non hanno:
  Le fortezze natie toglie una Terra.
D’un’acqua Acherontea specchio si fanno
  Vaneggianti Narcisi, e i Midi avari,
  Drudi già di ricchezze, à Pluto vanno.
Quel che vivo chiudea morti denari,
  Per traghettar là già l’onda che stagna
  Soldi non hà da vedovili Erari.
Quel corpo, che vestia serica ragna,
  Hoggi si mira ad altra ragna colto,
  E s’un Verme il coprì, l’altro lo magna.
Così per tutto opre di morte ascolto,
  Veggio ombrate chiarezze, ombre chiarite,

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