< Pagina:Frascherie.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

Fascio Secondo. 47

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:47|3|0]]

  Avvallate eminenze, e regno tolto.
Santo citarsi al Tribunal di Dite
  Le perfide Alme, e ne la Curia negra
  Scriver sentenze à processate vite.
Chi dunque non havria l’anima allegra,
  Se morte al fin d’humane piaghe è impiastro,
  Se trasforma in pigmee l’arti di Flegra?
Spento fia l’egro Mondo, e influsso d’astro
  Non gli addita il morir, mà la Natura
  Perche di morte architettollo il Mastro.
Spento fia l’egro Mondo, e la fattura
  D’un momento leggier si darà vanto,
  Disfare a i prischi Secoli le mura.
La buccata del cor faccia fra tanto
  Il lagrimoso Heraclito, e congiunga
  Con cener di Cartago acqua di pianto.
Pria ch’a porto di gaudio il mesto giunga,
  Havrà da fare un pezzo, e la corrente
  De le lagrime sue molto fia lunga.
Mutin le Reggie pur sembianza, e mente,
  Si trasformino in bestie i Rè Nabuchi
  Regga scettro, e corona Orso e Serpente
Ventosità di sotterranei buchi
  Cagioni al sen de la gran Madre antica
  Paralitichi morbi, e mal caduchi.
Cadan le Torri al piano, e la formica,
  Frà le ruine altrui colonie s’erga,
  E ’l suol rivesta una spontanea ortica.
Gorgo Deucalioneo gli huomini immerga,
  E con l’humor, che ’l suo Padron non beve,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.