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Fascio Primo. 49

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Dev’io pianger per questo? ohibò, sian franti
  I Cardini del Cielo, & io sia vivo,
  Piangono gl’altri, io riderò de i pianti.
Già che un mare è la Vita, in mar nocivo,
  A che giova il sospiro? à crescer vento,
  Che vale il pianto? à dar a l’onde un rivo.
Segua norme celesti human talento,
  Sereno Ciel nega le nevi al suolo,
  Sereno cor nega le nevi al mento.
Date, prego, l’orecchie à questo solo,
  Per saper, se da l’Alma ancorche Madre,
  Esser mai può legittimato un duolo.
Venne hieri un Corriero, e cose ladre
  Contò di Lidia, il caso principale
  Fù, ch’era morto à i Poveretti il Padre.
Era morto un Signor sì liberale,
  Che la manco Virtù c’havesse adosso
  Era il crescere i letti à lo Spedale.
Facea dar per un soldo un pane grosso
  Di questa posta, anzi volea con pena,
  Che dasse il Macellar carne senz’osso,
La Giustitia abondar, come un arena
  Facea per tutto ogni cantone urbano
  Dispensava Ragione à Borsa piena.
Solea dir Vuoi Giustitia? Caccia mano,
  Ma però intendiamoci à scritture:
  E fia la tua Ragion fatta de plano.
Era colui ne le litterature,
  Chi, un Plato? ohibò, più grande, un animato
  Credenzone parea pien di scritture.
De le Muse il valor sempre hà stimato
  Al par del sangue, e sento dir ch’à queste
  Dava per ogni verso un Marchesato

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