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66 Delle Frascherie

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Canta color, che pisciano a i Cantoni,
  E ’l ferro, uso a far solchi, à franger glebe,
  Cangiamo in Scimitarre, e ‘n Morioni.
Canta de’ Gothi, e Vandali la plebe,
  Gli Umbri, i Volsci, i Sabin, gli Hetrusci e’ Marsi,
  E Cartago, et Athene, e Sparta, e Thebe.
Contra popoli immensi, e popolarsi
  Canta il Valor di Vinitiane Armate,
  Per cui la Rinomea voli n’hà sparsi.
Canta colui, che da febril giornate
  Sanò i Roman, quando il suo dito intinse
  Dentro il rotto Vascel di Mitridate,
Quel, che ‘n malinconie Perseo costrinse,
  Quel che i Sanniti in collera hà distrutti,
  Quel, ch’à flemme Romane Africa vinse.
Canta colui che fece dar da i Putti
  Un buon cavallo à l’Asino pedante,
  E Horatio sol contra i Pi... tutti,
M’han rotto il capo hormai tant’arme, e tante
  De la Schiatta Febea voci sonore,
  Le cui piene Trombette alzano un Fante
Hanno lingua i Poeti, e non han core,
  Core non han, da far morir chi vive,
  Vita non han da ravvivar chi more.
Chiaman Palla una Dea grata à chi scrive,
  E rimirano poi con sguardo bieco
  Le Palle de i Cannon, come nocive.
Nel periglio guerrier Serse fù cieco,
  Che s’asciugar tante sue Turbe i fiumi
  Godè ne l’acque, e gli fè danno il Greco.
E quai del gran Pelleo furo i costumi?
  Mancò nel mezo un ch’anhelava il tutto
  E fu mortal, chi si ponea frà i Numi.

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