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Fascio Primo. 83

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LA FAME


SATIRA.



T
Orna, ò Musa, di Phocide al Paese;

  E sù i Nomi avanzati al secol d’oro,
  Filando Eternità, campa à tue spese.
Io mi pasco di spiche, e non d’alloro;
  E mal potrei ne l’immortal tuo Chiostro
  Viver di fama, hor che di fame io moro.
Non ammette due cure il petto nostro,
  Ne la compra del pan spender moneta,
  Nel crear poesie sparger inchiostro.
È legge inalterabil di Pianeta,
  Che stia sempre sfornito il nostro Forno,
  Fin che tù sei Zitella, & io Poeta,
Lessi già di Parnaso al Protocollo.
  Che fra ’l Poeta e ’l Pan nata è disfida,
  Perchè fecer rumor Pane, & Apollo.
E dai Ricchi un poeta in van si fida
  Trovar hoggi del Pan le cortesie
  Tenea da Pane, e non da Febo un Mida.
V’è peggio ancor, l’antiche carestie
  Di natura eran morbi, e le moderne
  Posticcio mal son di rapaci Arpie.

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