< Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
102 libro secondo

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu{{padleft:108|3|0]] se al dazio del fuoco si sono aggiunte le dogane? Senza questo, il Regno non potrebbe sostenere le spese necessarie. Tanto può l’insensibile mutazione del valore intrinseco. E pure quanto fosse disteso nelle menti di molti questo inganno, si conobbe nel furioso tumulto della plebe del 1647, quando la moltitudine inconsideratamente chiese che le imposizioni nuove s’abolissero, e solo restassero quelle d’Alfonso primo, da Carlo quinto confirmate. Né erano men colpevoli che matti in una richiesta, che conteneva il danno e la ruina di que’ medesimi, che la domandavano. Certamente le disavventure lacrimevoli di questo misero Regno non nascevano tutte da’ dazi, che a’ bisogni della monarchia spagnuola si somministravano, ma da troppo diverse cagioni, e che ora non è tempo d’andare enumerando. Ma, poiché insensibilmente a dir de’ dazi sono pervenuto, benché questa parte siasi da me in altra opera, che contiene tutta L’arte del governo appieno disputata, pure non voglio ora trapassare senza dirne quello che alla presente materia si confá.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.