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«Se nXn tXrnate tXstX, nXn vi cXnsidererX’ più cXme un uXmX.
«NX! vi dirX’ allXccX, sciXccX, bXnX a pXcX, biffXlcX, cXcXmerX, brXccXlX brXdXlXsX, abXrtX, XrciX rXttX, XrcX, rXccXlX, cXrpX spXrcX, rXspX sXrtX dal fXssX del bXscX di CXmfXrt!
«Il nXdX è al grXppX.
«NXn bXfXnchiate, nXn fate l’XcchiX tXrvX!
«BuXn DiX! che XrrXre il vXstrX scrittX! CXme è sciXccX! cXme siete pXcX accXrtX!
«VXi vi cXntXrcete a rXttXlX cXme un’Xca in fXndX a un truXgXlX prXfXndX e pXcX XdXrXsX.
«IX nX! IX sXnX fXrte e grXssX! NXn rXmbX, nXn bXrbXttX! sXffXcX l’XdiX di bXttX, ma nXn rXdX l’XssX, e, se vXgliX, XsX, iX!
«V’hX_messX a pXstX, X cXllX tXrtX?
Nessuna umana parola può dare l’idea del tumulto causato da uno scritto così misterioso e cabalistico. Il primo pensiero che la popolazione di Onopoli concepì fu quello che sotto a quei geroglifici si nascondesse un qualche infernale sortilegio, e si precipitò come un sol uomo alla casa di Testaquadra nella lodevole intenzione di linciarlo.
Ma il grand’uomo era sparito senza che nessuno potesse dire come e quando, e da allora, ad Onopoli, nessuno lo vide più! . . . . . . . . . .
F. G.