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A Frances Sargent Osgood


O amata, in fra la tenebra de’ guai
  che il mio sentiero avvolge insidïosa
  (triste sentiero — ohimè! ― dove non mai
  crebbe una rosa, una solinga rosa),
  l’anima mia si culla e si riposa
  sognandoti e nel sogno trova almeno
  un eden carezzevole e sereno.

Così la tua memoria è per me come
  un’isola incantata: chiusa in grembo
  ad un mar senza spiaggia e senza nome,
  l’onda la morde, la flagella il nembo
  e il nocchiero la fugge, e pure un lembo
  di cielo, azzurro, su lei sola, in giro
  le tesse una corona di zaffiro.

E. R.

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