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GAZZETTA MUSICALE

N. 24

DOMENICA
12 Giugno 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.

SCHIZZI BIOGRAFICI. UIOVAAXI PAISIELLO. SjigPip-SWPaisiello può essere vantalo a §0 Ygbuon dritto quale una delle più glorie della scuola &^^*ff?rt^japoletana,di quella scuola che diede al mondo musicale i più squisiti modelli di stile e di composizione melodrammatica. Dalla metà del secolo XV1L fino al IG80 la musica teatrale era rimasta pressoché stazionaria. Dopo gli arditi tentativi di Peri e del Caccini, dopo le belle e ingegnose innovazioni armoniche di Claudio Slònteverde, nessun progresso distinto erasi notato nell’Opera in musica, la quale offrivasi ancora sotto le imperfette e sconnesse forme di uno spettacolo non degno di assumere nel campo dell’arte quel primato che altissime intelligenze doveanle procacciare. Alessandro Scarlatti, napoletano, allievo del Carissimi, l’inventore del recitativo, recava a miglior perfezione le qualità di stile moderno onde son distinte le composizioni del suo maestro; fu egli veramente il primo che impresse alla musica drammatica il carattere di vigore passionato del quale era essa ancora quasi al tutto priva. Mercè il grande impulso da lui dato la scuola di Napoli si collocò a capo di tutte le altre, tanto che al principiare del secolo decimottavo ella poteva vantare i più celebri tra i compositori di Opere. Leonardo Leo, Francesco Durante e Porpora, illustri allievi dello Scarlatti, si alzarono ben presto a onori principali di questa scuola, dalla quale uscirono successivamente uomini dell’alta portata che furono Pertrolese, Caffaro, Jomelli, Piccini, Sacchini, Trajetta, Majo, e que’ due insigni che l’Italia considerò per lunga pezza quali sommi maestri del più puro hello musicale, vogliam dire Cimarosa e l’autore della Nina. Per occuparci ora in ispeciale maniera di quest’ultimo, verremo qui esponendo in succinto la narrazione eie’ fatti principali della sua vita, deducendola dagli scritti che ne parvero meglio dettati intorno a questo tema, e servendoci,più che d’altro, della elaborata biografia che intorno a Paisiello troviamo dettata nella grande opera del signor Fétis. Giovanni Paisiello nacque in Taranto il 9 maggio ’17-41. 11 padre di lui, veterinario di professione, destinandolo agli studii legali, lo collocava nel collegio dei Gesuiti, che allora era in molta voga nella medesima sua città nativa. Il cavaliere Guarducc! maestro di cappella nella Chiesa de’Cappuccini, colpito, durante il canto degli uIlici, dalla bellezza della voce del giovinetto Paisiello, e dalla finezza del suo orecchio, gli diè a cantare a memoria alcuni solo nelle sue composizioni, e rimase a tal punto soddisfatto della fina sua intelligenza che non potè a meno di consigliare vivamente i genitori di lui a mandarlo a Napoli a studiar musica sotto qualche accreditato maestro. Vinta, dopo non lievi contrasti, la ritrosia del padre, cui sarebbe piaciuto fare del suo Giovanni meglio un legulejo che non un masticatore di crome, (solo avvenire che per allora si allacciasse alla modesta sua previsione) fu condotto il giovine collegiale a Napoli ove gli venne ottenuto un posto tra gli allievi del Conservatorio di Sant’Onofrio, a quel tempo diretto dal celebre Durante. Questo dotto maestro, il qual toccava ormai al fine della sua gloriosa carriera, e nel disimpegno de’ suoi uflicii poneva pur sempre uno zelo illuminato e una coscienziosa rettitudine, seppe scorgere d’un tratto la felice organizzazione del novello suo discepolo. Dopo soli cinque anni di studio, di tanto progredì Paisiello in questo che fu credulo atto ad assumere gli uffici di primo ripetitore fra gli allievi. Nel corso degli altri quattro anni ch’ei rimase nel Conservatorio compose delle messe, de’salmi, dei mottetti, degli pratorii, e per solennizzare d fine de’suoi studii, nel 17G3 compose un intermezzo che fu eseguito da’suoi medesimi colleglli sul piccolo teatro del Conservatorio stesso. Il vezzo melodico e il fino disegno di questo primo saggio melodrammatico procacciarono al giovinetto suo autore non poca lode nel mondo musicale italiano di quel tempo. Cotali pregi, che furono poi sempre principali nelle composizioni di Paisiello, gli ottennero di essere chiamato a Bologna per iscrivervi due Opere buffe al Teatro Marsigli, la Pupilla e II Mondo a rovescio. Al dire del signor conte Folchino Schizzi, al quale siamo debitori di una molto elaborata dissertazione biografica intorno al celebre compositore, tre e non due sole furono le Opere ch’egli ebbe a produrre a Bologna nel 17(>3, e la terza intitolavasi i Francesi brillanti. Il clamoroso esito di questi primi saggi vantaggiarono di tanto la riputazione dell’esordiente maestro, che perla intera penisola in breve momento si estese il suo nome. Modena, Parma, Venezia furono le prime città, dopo Bologna, che a sè lo chiamarono. La gloria sua, che sempre facevasi maggiore ad ogni prova, gli ottenne di essere chiamato a Roma che a quei tempi, arbitra della rinomanza de’ musicanti italiani, vi poneva il suggello, e tal fiata anche la offuscava colla severità o col capriccio de’ suoi giudizi!. Paisiello non fu punto sgomentato del pericoloso onore che gli si offeriva. Fi fu appunto a Roma ove ebbe a scrivere il Marchese di Tulipano. composizione mirabile per vezzo e per leggiadria cui tutta Europa fece immenso plauso. Ma un’ultima più difficile prova riservavasi a Paisiello chiamato a Napoli, ove erano in gran voga i sommi compositori dei quali doveva erigersi rivale. A capo di costoro notavasi Piccini, a quel tempo il più illustre autore melodrammatico d’Italia. Paisiello, dice il signor Quatremère de Quincy, nella sua notizia intorno a questo maestro, stette ben in guardia dal lasciargli sospettare la menoma pretesa a porsi a confronto con lui. Egli non lo accostava mai se non se colla finta sommissione di un inferiore e con tutti i riguardi che usar debite un docile allievo, lasciando alle proprie sue Opere la cura di preparargli un competitore pericoloso. Alcuni successi clamorosi, tra’ quali va distinto quello ottenuto da[’Idolo cinese, compirono la fortuna di Paisiello, e lo collocarono alfine nel novero de’compositori italiani di primo ordine. Venezia, Roma, Milano, Torino, chiamarono a volta a volta e a più riprese l’autore AeYIdolo cinese, la cui mirabile vena non era minore dell’ingegno. La partenza di Piccini per la Frància lo avrebbe lasciato a Napoli senza rivali, se non era il giovine Cimarosa a preparargli dei perigliosi conflitti. Alcuni biografi, forse consigliati dalla bontà del loro animo, ebbero a dipingere Paisiello come uomo di leale e nòbile carattere dotato. Riesce penoso il dover riconoscere poco felici qualità di cuore in coloro al cui alto ingegno siamo costretti tributare la nostra ammirazione. E questo fu veramente il caso di Paisiello. Nell accennare alla rivalità ch’egli ebbe con Cimarosa, il signor Fétis usa queste precise parole, a Molto ne dispiace dover confessare che non fu unicamente colle armi dell’ingegno che Paisiello si misurò con lui, ma che in molte occasioni ebbe ricorso al raggiro, agli intrighi per impedire, o almeno per attenuare i successi del suo emulo. 1 mezzi medesimi furono da lui usati contro Guglielmi, allorquando costui tornò da Londra, dopo un’assenza di quindici anni, dotato ancora di una vena di fantasia che in vero era mirabile

in un uomo della sua età».

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