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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 32 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
STUDJ BIOGRAFICI. GIOVAlVSil PAISIEI.I.© (f). Pregi del suo stile; carattere delle sue varie composizioni. Sommo [nella musica;seriu drammatica, nella sacra, e nella buffa. Giudizio di mi critico francese; studii e-eollur* letteraria di Paisicilo. Computo delle sue composizioni. Iti Itene attentamente esamini lo -.jj^stile drammatico di Paisiello e Io ^SCbconfronti a quello di Guglielmi Èi’tt-T-’e di Cimarosa, i due più valo1 rosi suoi emuli, di leggeri ravvisa nel primo di questi un estro più vivo ed ardito maggiore originalità nell’autore del Matrimonio; e nondimeno si l’uno che l’altro la cedono a Paisiello nell’espressimi passionata e nell’arte di profittare con industria economica dei pensieri che la nobile sua fantasia gli veniva forse parcamente somministrando. Per quel che è dell’alFetto e della animata verità nel canto e nelle modulazioni sono superiori ad ogni lode le sue arie, e massime le noti poche ove è dipinto l’amore o si riflette un animo in istato di esaltata tenerezza. E in tal genere famoso il duetto dell’Olimpiade, il quale può in vero addursi a modello per la calda e sentita passione che domina dalla prima battuta all’ultima. L’intera opera la Nina è sparsa di una così soave tinta di melanconia che forse produrrebbe sull’animo dello spettatore una impressione quasi dolorosa se a svaneggiare questo sì evidente colorito di tristezza non fossero interpolati qua e là, con molta sagacia, alcuni pezzi d’un genere più tranquillo e famigliare, destinato ad offrire dei necessarii punti di riposo. Nella Molinara, nei Zingari in fiera abbondano le melodie delicate e soavi ond’era distinta la maniera di Paisiello. Quella specie di geniale semplicità che alcuni critici chiamano antica, ma che dovrebbe essere di lutti i tempi, come la più pura fonte del vero bello nelle arti imitative, era la sua guida più favorita, e nondimeno una singolare moltiplicità di piacevolissimi effetti ei sapeva trarne. A primo tratto la frequente ripetizione delle medesime frasi che troppo facilmente si nota nelle sue composizioni farebbe supporre in lui una tal quale povertà di idee, ma tosto è rilevata la iìnezza d artifizio colla quale a bell’apposta i medesimi più felici concetti sono più volte richiamati nel musicale discorso onde improntarlo di un bel (I) Vedi i fogli 24, 25 e 29 carattere di unità. E s’aggiunga che il ripetersi del medesimo motivo già proposto è preparato di solito nello stile di Paisiello con tanta maestria, che invece di scemare ne va crescendo di molto l’effetto, accoppiandosi al piacere di una ripetuta impressione gradevole quello non meno vivo della sorpresa per una cara rimembranza ridestata quando men la si aspettava. Questo artifizio di composizione, tutto caratteristico dei maestri della pura scuola paisielliana, ha il suo tipo più mirabile nel famoso settimino del Re Teodoro, ove il motivo medesimo è richiamato più volte con tal garbo e magistero che ad ogni ripetizione, pare acquistar novità c forza d’effetto. Suolsi dire dai dotti musicali che nelle Opere buffe di Paisiello vi ha maggiore eleganza e grazia nelle forme che non vero estro comico; e nondimeno l’ispirazione burlesca, quel fare lutto napoletano che rese tanto popolari i compositori di questa scuola, è recata al miglior punto nel quintetto della Cuffiara, nel finale del pri—
mo atto dell’Idolo Cinese, e nel duetto dei
servitori di Bartolo, nel second’atto del Rarbiere di Siviglia. «Al presente i nostri giovani maestri, dice il sig. Fétis, disprezzano questa musica senza conoscerla, al modo stesso che alcuni letterati si sforzarono a screditare Bacine e Voltaire senza averli studialo; ma se si prestassero ad udire alcuni pezzi della Nina, della Molinara, dell’Olimpiade e del Re Teodoro, e li udissero senza prevenzione e senza pregiudizi! di scuola e di tempo, subitamente muterebbero d’opinione». Il lamento del critico francese è giustissimo, e vorrebbe essere applicato con molta maggiore severità ai tanli nostri giovani maestri, la maggior parte de quali hanno il coraggio d’accingersi a scrivere pel teatro e a musicare soggetti drammatici i più difficili senza essersi mai dato il pensiero di studiare i capolavori dei grandi illustratori della vecchia scuola italiana, credono poter supplire alla mancanza di intellettuali esercizi coll’accumulare nei loro meschini spartiti tutte le così dette risorse di teatro, imitando alla beffe meglio, ora il fare patetico di Bellini, ora il brillante colorito e la varietà di effetti stromentali del grande Rossini e del felice suo discepolo Donizetti, ora le armoniche combinazioni di Mercadante, non producendo mai nulla che abbia impronta di semplicità e di originalità, ma regalandoci ad ogni tratto di sbiaditi centoni imperfettamente raccozzati. Se non che di questa mancanza assoluta di buoni e profittevoli studii sui sommi modelli non sono tanto da condannare i nostri giovani compositori, quanto quel fatale destino che al tempo nostro proscrive dal teatro lirico italiano gli spartiti de’ vecchi maestri, e lo condanna alla monotona ed incessante riproduzione di una dozzina di Opere della giornata più o meno clamorosamente e meritamente favorite dal volo di qualche teatro così detto di cartello. Ma il ripetiamo: finché nella nostra Ilalia le sorti della musica drammatica saranno nelle inani dell impresariìsmo, cui sola mira è il guadagno, sia pure a prezzo della futura rovina dell’arte, essa non potrà mai avviarsi sul buon sentiero e procedere con felici sforzi alla vera sua emancipazione dal monopolio della mediocrità e dal pedantismo dell’ignoranza presuntuosa. Ci si perdoni questa digressione che a miglior momento richiameremo quale tema di più sviluppato e acconcio ragionamento. Òr tornando a Paisiello, osserveremo che la sua maniera è semplice senza mancar di eleganza, è corretta senza affettazione di purismo pedantesco. I suoi accompagnamenti, avuto riguardo al tempo nel quale egli scriveva, erano stimati pieni di brio e potrebbero spesso proporsi a modello anche a molli compositori attuali, non foss’altro, all’uopo di persuaderli che v’ha mezzo di trarre effetto dagli acuti dell’orchestra pel miglior colorito delle [tarli e per la piccante varietà della composizione, senza mettere in orgasmo lo stromentale, e tormentare con lambiccali intrecci i diversi elementi di questo. - E qui ne cade in acconcio osservare per incidenza col già citato autore della vita di Paisiello,data nella Biografia Universale, essere stato questo gran compositore il primo a introdurre nelle orchestre di Napoli la viola, non che i clarinetti ed i fagotti obbligati. Quest’atto di innovazione, che a que’ tempi dovette sembrare sufficientemente audace, parrà forse poca cosa ai lettori di questo foglio avvezzi ad udire spesso nelle nostre orchestre, non solo tutti gli stromenli da fiato posti di continuo a contribuzione di fatica e il più delle volte senza ombra di discernimento e di buon gusto, ma anche le trombe e i timballi ai quali udiamo talvolta affidarsi la proposta delle più soavi cantilene e l’accompagnamento fiorito delle cavatine e delle romanze! Paisiello si addimostrò fecondo, passionato, elegantissimo e correttissimo scrittore non solo nell’Opera buffa enei melodramma serio, come già dimostrammo,
ma si anche nelle musiche da Chiesa. Sono