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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 34 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
essere il sig. Ferri dotato di un organo i vocale a suìiicienza energico ed espansivo, e per non averlo quindi coltivalo in questo senso, non saprà mai raggiugnere la perfezione da noi desiderata nella parte di Nabucco, e che è quindi indiscrezione esigere da lui l’impossibile. A questo noi rispondiamo che, poiché si tratta del teatro della Scala, ogni pretesa in fatto di cantanti non è sovverchia • poi crediamo che quanto al sig. Ferri il male derivi, non; tanto da scarso volume di voce, o da cattivo metodo nell’emetterla, quanto da non bastevole intensità di sentimento e da mancanza di quell’estro artistico che deve signoreggiar l’animo del cantante, sicché in lui 1 ispirazione e la passione facciano scomparire ogni idea di studio, di fatica e di artifizio, (i) I pregi di vibrazione e di espansività di che sembra a noi mancante la voce del sig. Ferri sono invece principali in quella della signora De Giulii, la quale sa giovarsi dell ottava soprana dal ilo al (lo con molto felice ardimento. Ella non teme di pigliare di salto queste sue note acute, il che non é poca difficoltà, e le azzecca di solito molto bene intonate e le slancia nel pieno dei forti d’orchestra con tal decisione che non ponno a meno di riuscire di sicurissimo elletto. Questa sua abilità particolare è di molto giovamento alla signora De Giulii nella parte di Abigaille, cui per avere il poeta dato il carattere di donna fiera ed avventata, ha bisogno di essere vestita da una cantante alla quale: non facciano difetto né la gola, nè i polmoni a poter imprimere alle frasi energiche e salienti a lei affidate un fare al più possibile risentito e quasi diremmo iracondo. In questo proposito osserviamo però che la signora De Giulii, non essendo fornita di buone e ben risolute voci basse, non può dar sempre la maggior finitezza e decisione di contorno ai periodi, la cui cadenza si risolve di solito sulle note ch’ella appunto possiede più deboli ed incerte. L’esercizio e lo studio le otterranno di superare o almeno di velare con artifizio questo suo: difetto, che, grazie ad una malizia stromeni tale, è, per esempio, non avvertito nella (1) Per amore del vero c per giustizia è duopo accennare che in alcuni passi della sortita e nell’aria dell’atto quarto il sig. Ferri è applaudito con soddisfacente clamore. Sanno però i nostri lettori che noi non siamo usi tener gran conto delle speciali manifestazioni del pubblico, ina siamo dominati dal piccolo amor proprio di voler giudicare da noi del inerito delle cose teatrali, libero però ad ognuno accettare o rifiutare le nostre opinioni. Si unisce a questo foglio una Melodia di Sem huit, trascritta iter Pianoforte da T. Liszt, che si dà in dotto ai signori Associati. CRITICA MELODRAMMATICA. Rlprod Mattone «lei «TAIHJCODOISOSOR del maestro Verdi sulle scene dell’I. B. Teatro all» Scala. suo tempo abbiamo già parlato a lungo di cjUesto spartito. Aggiugneremo alcuni altri cenni necessarii a manifestare l’opinion nostra intorno ai cantnero ora affidate le due parti principali. L’azione di questo componimento melodrammatico del Solerà non è mossa ed agitata che per l’impeto della volonlà di Nabucco; in forza del suo cieco smisurato orgoglio si viene ordendo la tela del fatto; daìl’incomposta foga delle sue brame è avviluppala, e l’ardenza delle sue passioni ne precipita la catastrofe. La musica si associa mollo bene colla poesia a svolgere la pittura di questo carattere che con tanta potenza di volontà determina le varie fasi dell’azione. Adunque a ben interpretare la parte di Nabucco si vuole un artista cantante, che e per possesso di scena e per sicuri e risoluti modi di canto, e per pronto e vivo sentire, fin dal primo comparire sul palco, si faccia sovrano della scena, e a sé, come a principal figura a’cui atti e a’cui voleri f interà azione è subordinata, attragga tutta l’attenzione del pubblico, nò lasci che un sol momento si dubiti che l’importanza drammatica delie altre parti possa alla sua contendere il primato. Il Ronconi, pel quale venne scritta dal Verdi la parte di Nabucco, adempiva mirabilmente a queste essenziali condizioni. Sarebbesi detto che per fino da’ suoi difetti ei traeva alcuni degli elementi necessarii a dare calore e vita a tutte le scene nelle quali aveva luogo. Quel non so che di duro e di risentito nelle sue mosse, l’irrequieta mobilità del suo volto, un tal quale sinistro lampeggiar dello sguardo, e per fino la naturale asprezza della voce, tutto ciò ei faceva servire a ritrarre più spiccata e maschia l’immagine morale di un personaggio dotalo di si strano e fiero umore qual è il terribile monarca del libretto italiano. Il sig. Ferri, che nella recente riproduzione del Nabucco venne sostituito al Ronconi, non manca di belle e buone doti, ma e i suoi modi di canto e l’indole del suo organo vocale difettano in parte di quella risolutezza e di quella decisa e sicura arte di colorire che sono Indispensabili alla buona interpretazione di una parte sì piena di tinte spiccate e salienti. Quanto ali azione, sebbene non osiam dire che il sig. Ferri l’abbia nè trascurata nè al tutto | fraintesa, ci pare però insudiciente in ciò appunto in che è manchevole e il suo genere di canto e la natura della sua voce, vogliam dire: sicurezza, energia, calore. Sarebbe nostro desiderio che così nei recitativi come nei caniabili, e molto più poi nelle frasi di passione, ei mettesse un accento d assai più vibrato, e desse adito alla sua voce, qualunque ella sia, ad uscire più ardita, e ad espandersi con più animata efficacia. Veniamo a qualche esempio. Al primo irrompere di Nabucco nel tempio degli Ebrei, ch’egli con tanta audacia viola e profana, è duopo d un contegno alteramente minaccioso. Alle parole ch’ei dice fra sé «Tremiti gli insani - Del mio Jitrror» sono apposte frasi musicali piene di energica accentazione. Ma il sig. Ferri le eseguisce in modo sì esitante, e diremmo quasi pauroso, che per poco non ne lascia in dubbio, se sia Nabucco che agli Ebrei o questi che a lui incutano terrore. Questo difetto di risolutezza nel porgere e nell’accentare è vieppiù sentito nella stretta di questo pezzo u Mio furor non più costretto, ecc.» ove l’impeto di un animo che più non sa frenarsi è in gran parte mancato, e l’intenzione del poeta e del maestro tradita, e quindi perduto l’effetto principale che è da attendersene. Dicasi poco men che lo stesso del bellissimo punto drammatico del secondo atto in cui Nabucco, postasi in capo la corona, esclama imperioso alla turba «Ascoltate i detti miei - D’è un sol Jume - il vostro re! n In questo passaggio è d’uopo d una voce che con ripetuta e ravvigorita insistenza esprima la foga di un animo altero che per insana superbia si crede più che mortale e sfida l’ira del cielo. Guai se il cantante lascia uscire molli e indecisi que’tuoni ascendenti per gradi fino a proromp re colla possa impetuosa di un’imprecazione!... Il povero maestro avra spesa indarno la sua fantasia e all’uditore non sarà data che una parodia della situazione drammatica. Taluno forse ne obbietterà che per non
tanti cui ve