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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:172|3|0]]n. CONSERVA TOMO RI MUSICA. Onorata dalla presenza delle LL. AA. II. e 11R. il S erenissimo Arciduca Yi’cerè e la Serenissima Arciduchessa "Viceregina, dell’Augusta loro figlia l’Arciduchessa Maria, di S. E. il sig. Conte di Spaur, Governatore della Lombardia, e d’altri illustri e cospicui Personaggi, la mattina del giorno 0 ora scorso seguì nella grand" aula di questo I. R. Consevatorio la consueta annuale accademia, dedicala a rendere solenne la distribuzione de’ premj a quelli tra gli allievi che ben meritarono nel corso degli studj. L’adunanza fu, come sempre eletta e numerosissima; ed acciamatissimi l’urono lutti i pezzi musicali offerti a ricreamento dell’uditorio e ad esperimento della valentia degli alunni, sui quali sì profittevole e si benignamente si versa la splendidezza della munificenza sovrana. Il trattenimento cominciò coll’essere inaugurato dall’inno nazionale eseguito sulle note di Haydn da tulli gli allievi dell’uno e dell’altro sesso; e primo ad essere salutato da bella copia d’applausi fu l’alunno Arditi di Vercelli, il quale produsse a piena orchestra una sua sinfonia in cui, oltre la scorrevolezza e la leggiadria delle immagini, era da commendarsi il buon maneggio delle armonie. Una scena e duello di composizione dell’alunno Bellini e cantati dall’alunna Cella coll’altro alunno Gandini fu la seconda produzione che intrattenne gli uditori, i quali furon egualmente liberali d’applausi così all’ingegno dell’inventore che a quello degli esecutori. Ci parve nondimeno che distinta lode meritasse l’alunna Cella, per l’espressione,’il sentimento e la perfetta intonazione che regola il suo canto formato da una bella, suonante, e gradevolissima voce. Un altro esperimento che piacque agii ascoltatori fu una fantasia per fagotto composta ed eseguita dall’alunno Devastili, il quale assai fu encomiato per due pregi che ci parvero caratteristici: quello di un’arte di cavare dallo stromenlo suoni sempre soavi, e quello di adoperare un metodo di comporre che, anziché alle malagevoli difficoltà, mira a creare una dolce ed attraente melodia. Festeggiato poi sovra tutto fu un duetto di Donizetli nell’Opera Maria Padilla, cantato dalle alunne Pecorini e Boha. La venustà, il colorito ed il perfetto accordo con che venne eseguito furono veramente mirabili. E qui distintamente ci sembrò si manifestasse il valore del maestro Mazzuccalo, distinto ingegno, il quale sì maestrevolmente adopera i mezzi dell’educazione a comporre di due spirili un solo, che move le più care armonie quasi fossero animate da una sola volontà: questo pezzo fu un vero prodigio di bella esecuzione. L’alunna Pecorini sorprese per una rara abilità a vincere le cose più difficili; l’alunna Bolza per una certa qual soavità di modulazione che scende nell’animo come una favella incantevole. Notabilmente Iodata fu poi un aria di Mercadante nella Gabriella di Vergy, eseguita dall’alunno Mazzocchi, e così un divertimento per violoncello composto e suonato dal bravo alunno Quaienghi: l’uno fu degno d’elogio per affettuoso vezzo di canto; l’altro per brio e vivezza d’idee, non meno che per una singolare bravura di esecuzione. Èli finale di Panini nella S iJTo, cantato dall’alunna Bolza con quella dolcezza e maestria che le è propria, fu degno chiudimeli to alla prima parte del trattenimento. La ricreazione ricominciò con una pre?evole sinfonia del Devasini ed un’aria dei ‘uritani di Bellini cantata dalla Pecorini, nella quale più che in altro mostrò tutto il suo raro magistero nel canto. I suoi gorgheggi sono d una nitidezza e di una leggiadria che al vero sorprende. Tenne indi dietro a questi pozzi uno scherzo brillante per due violini composto cd eseguito sopra vari motivi di Donizetli dagli alunni Arditi e dotti, che neH acCàdemia s’ebbe meritamente gli onori del trionfo. I battimani furon cosi insistenti, che per quattro volte dovettero ricomparire al cospetto dell’udienza entusiasmata. L’uno fu degno delI altro; e l’intelligenza era in loro si grande nel saper formare di due un solo stromento, che detto si sarebbe che ambedue fossero mossi da un arcano prestigio. Chi non ha udito non può farsi un’immagine dell’esito stupendo ch’essi hanno ottenuto. La scena cd aria del Bravo di Mercadante: Della vita nel sentiero, cantata dall’alunno Gandini, colse onori malgrado che succedesse al miglior saggio del divertimento. Così distintamente applaudito fu un duetto che venne dopo, di fattura dell’alunno Meiners. ed eseguito dalle alunne Balza e. Cella, in cui la bella composizione fu egregiamente interpretata dalle valenti esecutrici. II finale dell’atto primo della Donna, del Patio di Rossini, benissimo eseguito da tutti i nominati allievi cd allieve cantanti, diede fine alle armonie. Per mano poi della prelodata E. S.. il signor conte di Spaur. Governatore, seguì la solenne distribuzione de’premj agli alunni ed alle alunne che avendo quest’anno compiuto il corso de’ loro studj furon giudi cati meritevoli di questa onorifica ricompensa. E furon premiati Nel bel Canto. Prcoam l- iovvvmw, di Piacenza, lloi./i I.i’i<-iA. iiiilsìEsese. Mazzocchi Luci, ili Piacenza. Nel Violino. Ariiiti luci, vercellese. ai tei» e enti menzione onorev ole nella l’»iii|io> dizione, coinè (studio accessorio. •Sotti lirici, milanese. Nel Violoncello. 5)imi!V(.nj (ii’ouEi.m, mantovano. Nel Fagotto. nr.vMLti Sòiesumi’, milanese, attrite eon menzione onorevole nella CoittBcosizione, come studio oecessorio. A queste nostre parole crediamo di non poter dare fine migliore che rendendo pubblica testimonianza alle cure solerti e veramente paterne con che il signor Conte Renalo Borromeo, sopratlende all’ordine ed alla direzione delle costi dello stabilimento. Un pubblico omaggio a chi dedica tante cure a beneficio della società è il minor premio che si possa offerire. G. V. DELLA MUSICA DE’ GRECI. (articolo II.) (redi il foglio N. 27 di questa Gazzetta). Ne’tempi più remoti, pare che la musica sia stata il maggior dilettò del greco popolo. Molti avvéniménti maravigliosi si raccontano intorno agli effetti da quest’arte prodotti; ma non sono da credersi sì fatte cose alla cieca. Nè sempre sono questi avyenimenti concepibili: coloro però che sono exp* stati testimoni della influenza della musica li/L sulla passione d una adunanza d’uòmini, gf o sul carattere melanconico di individui isolati, non le disprezzano interamente. Egli è probabile che tutte le tradizioni popolari dell’antichità, per assurde che potessero parere, abbiano loro origine in quegli avvenimenti reali la cui verità è nascosta sotto il velame della allegoria. In fra gli uomini celebri negli annali della musica de Greci di quest’epoca, va per la maggiore Orfeo, il quale scrisse inni religiosi, perfezionò il flauto ed aggiunse alla lira le corde hypate ossia si. e parypate ossia do, le quali per mezzo della corda re, aggiunta precedentemente da Lino, compivano 1 eptacordo, cioè le sette note. Orfeo, secondo la storia greca, attraeva gli animali selvaggi dal fondo delle foreste eoH’allettamento della sua musica; la qual cosa importa che per mezzo della sua sapienza e prudenza raddolcì i costumi del suo tempo e rese gentili que’popoli barbari fra’quali vivrà. Lino, discepolo d’Orfeo e maestro d Ercole (quel medesimo che aggiunse una corda alla lira) è del pari avuto pi r uno de più grandi musici deli"antichità. Poscia vengono Musco, figlio o, secondo alcuni scrittori, discepolo d’Orfeo; Tamiri al quale il medesimo insegnò a trattar la lira; Chirone precettore d’Achille, cd Ambone, figlio di Giove e di Antiope. Si narra che avendo costui innalzato un altare ad Ercole, ebbe da questo dio in dono lina virtù così straordinaria, che al suono della sua lira le pietre da sé si mossero e ne furono senza opera d uomo fatte le mura di Tebe. Ambone si tiene come discepolo d’Orfeo nel suono della lira e come inventore del modo lidio. Nondimeno alcuni scrittori gli contendono questo vanto; e Pausania afferma che solamente fu celebre per la sua parentela colla famiglia di Tantalo. Lo stato cui questi personàggi lasciarono la musica si può desumere preciso colla scorta del poema d Omero. Tutti hanno contezza delle accurate descrizioni, delle veraci isloriche narrazioni di questo principe de’poeti; però solo è mestieri aver ricorso alle sue opere per rinvenire una fedel pittura de" costumi e degli usi del tempo in cui vivea. L epoca della guerra di Troja, del pari che quella di tutti gli avvenimenti [(receduti alla nascita di Gesù Cristo, è argomento di gravi discussioni. Secondo Dionigi d Alicarnasso e Vafrone. questo celebre assedio fu l’anno Ì185 prima dell’era volgare. I calcoli dell’arcivescovo Uslicr, del Dott. Blair, e i marmi di Oxford coincidono con questa data; ma Newton e dopo lui il D. Priestley lo assegnano a 904 anni prima di Gesù Cristo, mentre che i marmi d’Arundel ne fissano l’epoca verit’anni prima del tempo supposto da Dionigi d Alicarnasso e da Marrone. Il tempo in cui visse Omero è soggetto di quistione, e altrettanto è della patria di questo grand uomo. Il Dott. Blair il fa vivo 900 anni prima di Gesù Cristo, il D. Priestley 830, e i marmi d’Arundel presso a 1000. Si è parlato di musica più di cinquanta volte nell’Iliade e nella Odissea, e sempre Con gran lodi di quest’arte. La musica vocile era certamente più coltivata d’ogni altra in questi tempi eroici, perché, quantunque non si parli di canto senza stranienti,
non vi si discerne perù la minima