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GAZZETTA MUSICALE

N. 42

DOMENICA
16 Ottobre 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.

Si pregano i signori associati di aiTertire che il foglio che dovrebbe pubblicarsi Domenica prossima, si darà fuori invece unitamente all’altro di Domenica 30 corrente ottobre «. STORIA VI t*» in VI II II. 1,1 MUSICA Rivoluzioni dell’orthfxtf». Continuazione (a). ’lcuu tempo dopo jMonteverde, agli stromenti vennero uniti in ^grandi divisioni di violini, viole: bassi; ma gli stromenti da fiato

} disparvero quasi nello stesso

tempo dell orchestra. Nell’anno 1634, Stefano Laudi, maestro della cappella Pontificia, compose un dramma in musica, intitolato il S. Alessio: l’orchestra era divisa in varie sezioni distinte di violini, di arpe, di liuti, di tiorbe, di bassi di viola, e di gravicembali per il basso continuo. Una tale unione potrebbe sembrare a’ nostri giorni un po’ troppo scolastica; ma ne doveva essere originale l’effetto prodotto. L’orchestra dei componimenti di Cavalli, di Carissimi e di Lulli era formata soprattutto di violini e di viole di varia grandezza, di bassi di viola, e di doppi bassi di viola, chiamati italianamente violoni. La parte di violino scrivevasi con chiave di sol in prima riga, e le varie specie di viole in chiave di do su la prima, seconda e terza riga. Una simile distribuzione si osserva in tutte le partiture di Lulli: questo compositore adopera pur talora alcuni stromenti da fiato nelle sue orchestre. In certi tratti delle sue opere si veggono indicati i flauti W, gli oboe (2), i (a) Fedi il If. 40 di questa Gazzetta. (t) È duopo non dimenticare ch’cran questi flauti a becco, non flauti traversi, l’uso de’quali cominciò a rendersi comune verso il 1710. L’oboe antico (1630) aveva otto buchi, senza chiavi; era della totale lunghezza di due piedi: aveva un suono duro e rauco. Il tenore di oboe era una quinta più basso del contralto; aveva due piedi e quattro pollici di lunghezza, otto buchi, dei quali uno veniva turato da una chiave incastrata in un bariletto traforato da molti buchi. Il basso di oboe aveva cinque piedi di lunghezza ed undici buchi, quattro de’ quali venivan chiusi da chiavi incastrate in un bossolo, Questo slromento era di figura retta, aveva la forma di oboe e si sonava con un bocchello, come il bassone. bassotti (*), i fagotti <3) ed anche le trombe (3). Ma abbenchè accresciuto il numero degli stromenti, e un | po’ più varialo il modo di sonarli, gli accompagnamenti non faceano che servire servilmente la voce del cantante; i soli ritornelli presentavano una lieve varietà. Questa maniera tanto monotona si mantenne in Francia fino ai tempi di Ranteau: la stessa Italia ai tempi di Pergolese avea fatto ben pochi progressi. In questo paese, Leo e Durante furono i primi a rendere un po’ più interessante l’uso dell’orchestra senza aumentare il numero degli stromenti. Però l’arte dell’istromentazione fu perfezionata più che mai da Majo e da Jomelli. L’invenzione del clarinetto, nel 1690, fatta da Giovanni Cristoforo Denner O), l’introduzione del flauto Iraverso nelle orchestre ed il perfezionamento del corno da caccia, fornirono ai compositori mezzi sufficienti onde produrre varietà nell’effetto dell’istromentazione, la cui importanza non fu a prima giuula riconosciuta, percliè non se ne rilevava la necessità. A quei tempi l’arte era nuova: le forme del canto erano tutt’altro che esauste: esse sole attraevano l’attenzione, e gli uomini di genio che fiorivano al principio del secolo XVIII, procuravano al pubblico veri diletti con mezzi semplicissimi: più tardi l’espressione della parola, delle situazioni e dei sentimenti drammatici, divenne l’importante scopo degli artisti e degli amatori. Non era ancora il momento di mendicare risorse dalle varie combinazioni degli stromenti; appena (1) Il bassone era composto di un sol pezzo, e mancava il fazza, come il basso di oboe; si sonava pure con un bocchello. (2) Il fagotto, slromento del genere dell’oboe, fu inventato in Italia verso il principiare del secolo XVII da un ecclesiastico chiamato jAfranio. Era composto di varii pezzi come il moderno fagotto. Ve ne erano di tre specie: la prima aveva dodici buchi c tre chiavi; la seconda aveva io stesso numero di buchi, ma era priva di chiari; molti di questi buchi si chiudevano con bischeri, che si toglievano o si mettevano, secondo i tuoni ne’ quali voleasi sonare. Il fagotto di terza specie era più piccolo degli altri aveva undici buchi c tre chiavi L’ultimo strumento della specie degli oboe eia il ccrvelas. Aveva la lunghezza di soli cinque pollici; si sonava con un’angia di oboe; era traforalo da sedici bacili. (3) Queste trombe aitro non erano che il cornetto a bocchello. (4) Giovanni Cristoforo Denner, celebre liutista, nacque a Lipsia il giorno 13 agosto dell’anno 1655; all’età di otto anni seguì a Norimberga la sua famiglia, che quivi poi si stabili Ne’ primi anni di sua giovinezza imparò a tornir flauti, arte posseduta a perfezione dal padre suo. Giovanni Cristoforo, dotalo di spirito inventivo, si studiò in appresso onde perfezionare questo stromcnto; poi inventò il Clarinetto, chiamato da prima stock fagotts, basso a canna, di poi racltelten fagott {basso a racchetta) il cui uso si smarrì dopo lungo tempo. Denner mori a Norimberga il 20 aprile 1707 lasciando due Agli, degni eredi della riputazione del padre. cominciava l’accompagnamento del canto a staccarsi dalla parte principale ed a prendere un andamento proprio. L’abilità degli istromentisti accrescendosi colf aumentare il bisogno di estendere la sfera degli effetti musicali, permetteva ai compositori di variare le forme melodiche dell’istromentazione. Jomelli, Piccini e Gluck, ai quali deggionsi in tal genere attribuire molte felici innovazioni, ben più che non il gusto del pubblico, seguivano gli slanci del loro genio. E per vero, il pubblico non era ancora educato a riconoscere l’influenza dell’istromentazione sull’effetto maggiore o minore della musica; si può anzi affermare che questa, quasi più disturbo che piacere arrecavagli. Il solo canto attraeva la sua attenzione, e gli era di disgusto tutto quanto poteva indurgli la minima distrazione; d’onde poi vennero i tanti rimproveri scagliati contro compositori accusati di sacrificar troppo la semplicità del canto al colorito più o meno carico dell’istromentazione. Galuppi sviluppando la forma dell’opera buffa, diede origine ai pezzi così detti a note e parole, obbligati principalmente all’istromentazione, dietro la quale il canto non precede che per modi semplici e a guisa di discorso famigliare. Questa invenzione, perfezionata poi da Paisiello, da Cimarosa, da Guglielmi, da Mozart e da Rossini, fu sorgente di un numero infinito di bellezze musicali nel loro genere veramente squisite. Ilaydn, rendendo precise le forme della sinfonia, preparò verso il 1760 quell’importanza che poi doveva acquistare l’orchestra nella musica drammatica. Al grande Mozart era serbata una tal gloria, acquistata senza la condanna di aver fatto studio particolare su l’effetto degli stromenti a danno del canto e della espressione musicale. Genio originale, con cln non ha egli gareggiato nel creare cantilene soavi, significanti ed energiche? Ma poiché il suo organismo interamente musicale lo traeva a dar perfezione ad ogni cosa nella quale ponesse mano, seppe sollevare l’importanza delfistromentale ad una altezza non peranco scoperta; e pur comprese doversi questa limitare ad un punto, al di là del quale emerge danno alla chiarezza del canto e alla nobile semplicità della musica. Risogna rammentare che le sue più belle opere vennero composte dal 4786 al 4792, e che prima di quest’epoca non un sol maestro aveva saputo tanto bene studiare e prevalersi delle risorse e della natura di ciascuno stromento dell’orchestra;

la sua istromentazione è sempre

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