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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:212|3|0]]di lucro, perchè gli esordienti non lucrano mai, e spesse volte all’opposto ci perdono, ma per l’onore che può recarle un teatro di chiara rinomanza. Ella fé’ il suo debutto, e la riescita fu quale poteva essere quella di un’anima che non possiede in alcun modo l’istinto delle arti belle. L’uditorio la trovò meschina, troppo inferiore al posto a cui fu sollevata; avrebbe voluto darle manifesti segni di disapprovazione, ma, più clemente, 1 ha compatita perchè non sa mai essere crudele colla bellezza. Basta in questi casi il compatimento. E la mano protettrice che non si stanca di sostenerla, stende, correnti calamo, un articolo che manda al giornalista teatrale, nel quale è significato al pubblico che l’esimia esordiente ha fatto trasecolare gli spettatori colla soavità della sua voce, colla maestria del suo canto, colla piacevolezza del suo portamento, coi mille suoi pregi che promettono in lei una gloria all’arte musicale. È vero che coloro che conoscono la cosa s’indispettiscono leggendo stampate cosiffatte menzogne e si scandolezzano della venalità dei novellisti teatrali; ma intanto i vantatori del nostro tempo hanno un’occasione di più per ripetere ancora che il teatro non fu mai così ricco di virtù melodrammatiche. Con simili campioni, i fautori delle presenti grandezze musicali vengono combattendo contro chi sostiene il decadimento dell’arte. A noi pare che nessun tempo sia più perduto che quello di confutare siffatte vanterie. Chi si ricorda che il moderno teatro italiano si è gloriato dei nomi d’una Banti, d’una Balsami, d’una Fodor, d’una Pesaroni, d’una Belloc, d’una Morandi, d’una Bassi-Manna, e d’altre simili brave donne, vede cogli occhi proprj come l’età presente non sia pareggiabile alle passate. Senz’altro ragionare delle attuali mediocrità, basta il dire che Giuditta Pasta ha abbandonato il teatro e che Maria Malibran è morta. Crediamo che ogni gente di criterio sarà concorde nel convenire che gli astri di queste artiste stanno là inecclissati dagli splendori delle viventi celebrità. In egual modo, parlando degli uomini, risplendono soli, benché ornai ai crepuscoli dell’occaso, gli astri di Rubini, di Lablache, di Tamburini. Nessuno ancora ha compensata la scena della perdita di Filippo Galli. Dopo queste verità e dopo questi nomi, sostenga chi vuole che l’arte musicale è oggidì in grand’auge. Certo, a prestar fede ai giornali, i trionfi, i fanatismi, gli entusiasmi, le ovazioni, le incoronazioni sono all’ordine del giorno. Ma chi non ignora come coteste cose si ottengono con mezzi ignobili anziché col vero merito, non ha ragione a stupire che della buonanimità e della malizia degli uomini. I cantanti si fanno lodare retribuendo una mercede più o men generosa secondo il rango del lodatore. Associatevi ai giornali, dicono i provetti ai novizj, e state certi che il giornalismo non vi maltratterà. All’incontro non avrete che a lagnarvi di voi se penserete di poter farne di meno. I pregi vostri passeranno inosservati, e non si parlerà di voi ciie per mettere in bella mostra le vostre magagne. Non costa dunque gran prezzo il farsi portare in Campidoglio dalla stampa; nè tanto meno occorre di spargere grandi sudori. 11 sentiero della gloria in virtù dei miglioramenti del secolo è divenuto, come tutti gli altri, egregiamente praticabile. Alle 202 — officiosità del giornalismo, tengono dietro altri molti mezzi facili, tutti di moderna invenzione per agevolare ed appianare la via del teatro musicale. Un tempo i cantanti, che non si chiamavano artisti, ma semplicemente virtuosi, passavano dall’una all’altra città, dali’una all’altra provincia, non d’altro sostenuti che dalla coscienza del proprio sapere, dal lustro e dalla propria riputazione; ora viaggiano con altri sussidj. Non avendo valentia sufficiente per reggersi da sé, s’appoggiano ai mezzi ajutatori dell’industria, provvedendo i loro convogli di una scorta più che posson maggiore di commendatizie; e purché si riesca, ogni spediente è buono. Così non è infrequente che le giovani prime donne rechino lettere di raccomandazione a giovani galanti, i quali mettono sossopra tutta la città per giovare alle loro raccomandate. Un lione solo basta per avere il partito di tutta la lioneria. Le raccomandazioni poi s’estendono alle dame, ai cavalieri, ai negozianti, ai mercadanti, ai merciajuoli, e tutti, coni’ è ben naturale, per gentilezza e per educazione non possono ricusare l’ajuto del loro suffragio e della loro protezione. All’ultimo de’casi accordano la tolleranza. Ciò che serve alle prime donne serve ai tenori, serve ai baritoni, serve ai bassi cantanti e ai bulli comici; e la corrispondenza di favore è messa all’ordine del giorno come i fanatismi e gli entusiasmi. l)i qui vengono i sonetti degli ammiratori, le odi degl’imparziali, le pioggie di fiori, le offerte dei bìjotix, i tributi degli allori; e vengono pure di qui le illuminazioni a giorno. E sola una pianta che dà una moltitudine di frutti. L ignoranza sublima la meschinità; le mene e gli intrighi cangiano e sommergono il voto pubblico; la stampa mette l’ultimo suggello all’inganno. Ed intanto l’arte che avria bisogno dell’ingegno, dello studio e dell educazione per sorgere rigogliosa e feconda, langue isterilita perchè caduta in mano d una specie di gente che non sa nè può concepirla, e d una più colpevole stirpe mercenaria che adopera ogni mezzo per farla perire. G. V. Ili ROBERTO ìli OlAYOÌiO di IlEYEnBEEn, in Italia. La Gazzetta Musicale di Parigi pubblica un Carteggio particolare, in data di Italia, che noi crediamo conveniente riprodurre, onde i nostri lettori ci facciano intorno le riflessioni più naturali.» La grande notizia del giorno (sono queste le precise «parole della lettera che citiamo) è l’immenso effetto ■ che produce dovunque lioberto il Diavolo, Opera che «al presente fa il giro d’Italia dopo avere per cosi dire «fatto precedentemente il Giro del mondo, perocché

  • essa fu rappresentata de Vilna e dal fondo della Nor■

vegia, Duo al Brasile, tino ali’ Isola Maurizio e al Ca■ licut! (1) ■ Or fa due anni all’incirca, Firenze, mercè il celebre

  • Impresario Lanari, prese l’iniziativa di far udire agli

«italiani questa musica tanto in contrasto con tutto «quello cha per loro si compone e si canta tutti i giorni. «il successo dell’Opera andò crescendo nella propor«zione del numero delle rappresentazioni; alla decima «eravamo al furore. Lo spartito di Meyeerbeer, schiac«ciò tutte le altre Opere rappresentate durante la sta«gione, e fu duopo ricorrere ripetutamente ad essa. ■ Bue artisti francesi ebbero la gloria di questa inter«prelazione gloriosa, il tenore Carlo Dumas, il quale. colse molta lode anche a Bordò, e Mila Sofia Mequil«lei, che al presente e tanto applaudita al grand’Opera

  • di Parigi.

• L’anno susseguente Lanari diede di nuovo il Ro* berlo il Diavolo ai Firentini (2). Sucessivamente» quest’opera comparve su diversi teatri della Toscana

  • e dappertutto con bell’esito, con esito sempre maggiore. a seconda del numero delle rappresentazioni, il che è

° facile a spiegarsi. E non dimeno si può ben scommettere (f) A Milano al grande teatro della Scala non fu ancor dato. (2) Lo scorso Carnevale si rappresentarono a Firenze anche gli Ugonotti, con grande esito. Ne fu parlato in questo foglio. • che i cantanti non Tran tali da sapere degnamente «concepire e interpretare questa elevata e maschia mu* sica. Epperò è tanto più grande la gloria dell’autore! “ Per ultimo, questo stesso anno un nuovojjlmpre“ sario intraprendente ed attivo, il signor Fabrizzi, volle “ esso purei mettere in iscena Roberto il Diavolo, onde “farlo apprezzare ad altre provincie italiane ove non “ erasi trasferita la compagnia cantante di Lanari. Trie“ ste fu la città trascelta pel nuovo tentativo. Di certo “ la Compagnia non era del valore di quella colla quale “ venne per la prima volta inaugurato a Firenze il mu<c sicale capolavoro. Perocché una sola cantante di vero “ merito vi fu scritturata. Questa prima donna, questo “ puntello, questa colonna della compagnia fu la signora “ Maria Corini, giovine e bella artista ecc. “ In breve, Roberto il Diavolo fece a! fine la sua “ comparsa a Trieste, e ristorò in singoiar modo gli af•£ fari dell’irnpresario.Fabrizzi (3), dissestati un pochino “ da altre Opere infelicemente sortite. La riuscita del“ l’opera Meyeerberiana data a Trieste fu sì grande che “ ogni sera cravi posto in teatro per la sola metà delle “ persone che accorrevano. Da Trieste la Compagnia “ passò a Padova ove teneasi I’ annuale radunanza dei “ dotti Europei (4). Anche in questa piazza Roberto il “ Diavolo destò all’entusiasmo la grave assemblea, e “ la Corini divise con madama Taglioni le glorie della “ fortunata stagione teatrale. Per ultimo, dalla città dei “ dotti, il Roberto il Diavolo fece passaggio a Venezia. “ Venezia, fra le italiane città la più schizzinosa in fatto “ di musica; Venezia per la quale Rossini, IDonizetti e “ Mercadante scrissero molti dei loro capolavori; Vene“ zia che formò e logorò la fama di non pochi grandi “ cantanti e|che rimpiange i passali suoi giorni teatrali, “ Venezia vide il [capolavoro musicale oltremontano “ invadere il suo teatro, e Venezia.... {applaudì. La prima sera, poco; tulta la festa fu per Maria Corini, peroc“ chè ella è cantante di tal merito che colpisce a primo " tratto. Le vennero gettati addietro dei brava in tanta “ profusione da non sapere ella più che |cosa farsene jl “ La seconda sera l’Opera guadagnò in favore; la terza “ ebbe del successo, la iquarta il termometro sali dal ’• grado temperato al caldo, poi al furore, poi jeri, al “ fanatismo. Chi sa che cosa sarà domani? „ “ Decisamente Venezia è una città piena di gusto: ella “ fischia spesso. Il suo teatro pèr quanto vasto, c troppo “ piccolo al bisogno. La Taglioni però non è fischiata certo: “ non si parla che di Roberto il Diavolo e della Co" rini. Ecco a qual punto sono le cose! „ (5) (3) Il Roberto il Diavolo ottenne a Trìesleun brillan te esito malgrado le molte alterazioni cui venne sogge ttata la partitura nella sua parte jmusicale, indipen dentementc dai mutamenti fatti nel dramma, i quali furono richiesti dalle speciali convenienze deljlcat.ro. Di questi nessun carico era a darsi alla direzione dello spettacolo; delle alterazioni musicali, dettate o da poca dottrina o da falso gusto, tutta la colpa voleva attribuirsi a chi osò pigliarsene il riprovevole arbitrio. (4) Il Congresso scientifico tenuto a Padova, non che gli altri dai quali fu preceduto negli antecedenti anni, si compose per la più parte di scienziati italiani. (5) L’aver dato questo cenno della varia fortuna ottenuta finora sulle scene italiane dalla più grande Opera della scuola tedesca moderna ci fa stimar conveniente il riprodurre la bella analisi che di questa filosofica musica offerse nell’appendice della Veneta Gazzetta il signor A. Reni. In essa sono molto vivamente e con non volgare dottrina e gusto accennati i pregi di uno spartito cui la sola ignoranza presuntuosa può osar di ricusare il vanto di sublime per non concedergli che il pregio dell astrusa scienza. Veggasi ora l’articolo del signor Berli, e si osservi quanto nelle generali massime di critica musicale esso concordi coi principi e colle vedute della nostra Gazzetta. L’ESTENSORE. CRITICA TEATRALE. SlMil MUSICA di Boberto il Biavolo. Giudicare del Robeito il Diavolo sulle norme della jmusica italiana, come sentii da molti, è falso consiglio: in ogni opera d’arte e’fa d’uopo tener conto delle influenze che i luoghi, i tempi e le costumanze vi esercitano; poi, se si voglia, scendere ad un giudizio comparativo. Noi, usi a pezzi musicali in cui tutto è ordine e misura prestabiliti; ove all’andante tiene dietro 1 adagio, a questo la stretta^ e i periodi si svolgono, sto per dire, con una magniloquenza ciceroniana, e c’è prima e seconda parte che si rispondono, e cadenze che s’indovinano; a noi, usi a sentirci molcere l’orecchio e muovere il cuore con cantilene facili, semplici, che a prima giunta s’apprendono e si ripetono, a noi, dico, tornano strani ed inconcepibili que’modi musicali rotti, quelle frasi concise, quelle forme involute, che di rado si spiegano in un canto piano ed aperto. Ma chi mette in cima ad ogni

amore di parte la verità, dee confessare

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