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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:223|3|0]]mente del soprano. Esso canta molte arie di bravura con tanta grazia e facilità quanta non saprebbero mettercene la più parte delle nostre prime donne di cartello che si fanno pagare venti mila franchi, valuta fina, per stagione. Trilli, volate, scale semitonate, gruppetti, il tutto eseguisce l’automa-soprano con una finitezza da far stupore ai nostri più accreditati maestri di Bel canto. In oltre ha l’abilità di sillabare tutte le parole in modo intelligibile, e non smozzicandole o guastandone 1'ortografia e 1'accento, come accade tanto spesso colle signore soprani-non-automi. La scoperta del meccanico svedese sarà molto utile agli impresarii nelle seguenti occasioni:
I. Allorquando qualche prima donna o per sciocchi capricci, o per dispetti, o per accessi d'alterigia non vorrà assumere la tale o tal altra parte d'Opera, benché ad essa convenientissima, per giudizio dei maestri di ciò incaricati. In questo caso 1'Impresario non se la piglierà calda: avrà lì pronto il suo bravo automa-soprano, il quale supplirà alla signora prima donna incapricciata, e desterà furore in vece di lei. La signora prima donna dai ghiribizzi diventerà senza dubbio gelosa del fantoccio, e si affretterà a metter da parte le sue goffe pretese;
II. Allorquando qualche prima donna, così detta di cartello, gonfia di superbia e guastata o ingannata dalle adulazioni e dai falsi consigli de’ spasimanti, pretenderà un esorbitante paga e vorrà dettar all'Impresario patti bestiali; e l’Impresario le volterà le spalle e farà tirar fuora dalla sua cassa l’automa-soprano;
III. Nel caso di finte malattie, di vapori, di deliquii simulati; nel caso di mali umori col tenore o col basso, di ire o di gelosie col contralto o colla comprimaria, di dispetti e di collere col maestro, di rabbie e di furori coi giornalisti schietti e sinceri nella critica, avari e difficili nelle lodi; in tutti questi casi l’automa-soprano farà gran servizio, tanto più se si consideri che con qualche migliajo di franchi potrà comprarsi in proprietà dal meccanico fabbricatore e non ci sarà bisogno nè di scritture, nè di contratti, nè di garanzie, nè di commendatizie, ecc...
Sarà poi molto utile al pubblico l’invenzione dell’automa-soprano ogniqualvolta, infastidito o dalle incessanti stonazioni, o dal cantar sforzato, o ansante o convulsivo che si voglia dire, tanto di voga a’ dì nostri, chiederà per acclamazione all'Impresa che alla tale o tal’altra prima attrice, venuta in uggia pei difetti or accennati, si sostituisca un bravo e buon fantoccio il quale eseguisca la sua parte senza dar in tante smanie tragiche e senza metter timore che abbiano a schiantarsegli la laringe o i bronchi. Altra circostanza in cui, a favore del buon senso del pubblico, potrà usarsi con molto vantaggio dell’automa-soprano sarà alloraquando qualche prima donna, esaltata dal giornalismo, coronata di allori, tempestata di mazzi di fiori e di sonetti, interpreterà tutt’al rovescio qualche parte drammatica d’importanza e darà, per esempio, alla Norma di Bellini il carattere di una massaja svizzera, o alla Beatrice quello di una piagnolona, o alla Lucrezia il fare di una vivandiera da reggimento. In questi casi (molto meno rari di quel che si crede), sarà ben fatto ricorrere all’automa; perchè se questo povero artista fabbricato di legno e di suste d’acciaio non potrà avere l’intelligenza di un essere vivo, e quindi mancherà della giusta espressione nella interpretazione della sua parte, almeno non ce ne darà una al tutto opposta alle idee del poeta o del maestro; e questo sarà il meno male, perchè si può comportare molto più in pace un attore che non sa mostrarsi abbastanza ispirato, che non quell’altro che si ispira a rovescio e si smania per far tutto il contrario di ciò che deve fare.
Ci accadrà di dover enumerare in seguito altri casi ne’ quali sarà utilissimo servirsi della bella invenzione del meccanico svedese, a favore del quale vorremmo veder presto decretata una medaglia col motto: «Al Prometeo degli Appaltatori Teatrali» O.
CARTEGGIO.
Signor Estensore.
Inseriamo qui alcune lettere pervenuteci in questi ultimi giorni, e non prive di qualche interesse. Se ciò aggradirà a’ lettori continueremo a pubblicare questo carteggio privato avviato nello scopo di dar varietà e ricchezza di notizie alla nostra Gazzetta.
Milano li... Nov.
«Fui de*primi ad abbonarmi alla vostra Gazzetta Musicale nella lusinga che aveste ad esercitare una ci idea severas, mordente, instancabile! E sì che il campo da mietere vi si offriva innanzi sufficientemente ricco! Perdonate se vi dico con franchezza che non avete corrisposto alle mie aspettative. Qui e cpia, quest’è vero, non avete mancato di menare qualche colpo di slafile-, a varii intervalli vi siete riscosso dalla pietosa vostra quiete per lanciare qualche frecciata a questa o a quella celebrità musicale.... Ma metteste tanto studiato garbo nelle vostre critiche, dispensaste con tanta mollezza quelle poche sferzate che vi accadde di regalare, che davvero mi fecero più dispetto che altro!... Io non vo’ saperne di tutte le belle ragioni che addur potreste a vostra scusa... Questo ben mi so che ogniqualvolta aveste a par lare dei nostri signori virtuosi primar ii della Scala deste prova di tanta rassegnazione e pazienza da far meraviglia, per• non dir di peggio. E a cagion di’ esempio le poche frate che vi occorse di far molto di madamigella Abbadia, perchè non le diceste chiaro e tonilo che è bensì vero che la natura V ha favorita di molti bei doni di voce e di sentimento, che il suo visino è simpatico tutto quel mai, ed espressivo il suo sguardo e geniale i.1 suo sorriso, e che insomma ella è fornita a dovizie degli elementi migliori per• riuscire una grande artista... Ma quanto a scuola di canto e di scena!... Fate che un intelligente di musica capiti a Milano per- caso e vadi la bella prima volta ad udire la signora Abbadia nel Corrado! Qual giudizio dovrà recare dilei al sentire Vansia affannala colla quale eseguisce il primo recitativo, gli sfor’zi di petto e di gola coi quali adopera a imporne al pubblico nell’adagio e nella stretta della cavatina! Ma che dico io cavatina?... variazione di clarinetto, concertino di flauto, scherzo di bravura per pianoforte, posso ben chiamarla e non cavatina! E la signora Abbadia non si accorge che a voler mettere impegno di polmone e di cuore per eseguire un sì barocco genere di musica è la maniera più certa di guastare ogni miglior metodo di canto, di perdere la freschezza di voce e spontanea agilità di gola! È fatale all arte del canto la cieca ambizione che agita i giovani nostri virtuosi di voler- a tutta forza rapir-e o a dritto o a rovescio gli applausi del pubblico. D’ordinario in teatr o chi fa strepito di mani e di piedi non sono mai i veri intelligenti, ma i più materiali e presontuosi dittatori di platea, ignari affatto de’ principi del vero buon gusto. Costoro misurano il valore di un artista, massime se in gonnella, dall’impelo più o meri violento col quale sa gettar- fuori la voce... Una scalata cromatica, un giuoco d’arpeggio, un’agilità barocca ove o tanto o poco si vegga superata una certa quale difficoltà meccanica da strornento più che da voce umana, e l’artista, è sicura di mettere in delirio le prime file ed il loggione! Che manchi poi la buona intonazione, che quelle scale siano zoppe, che quelle agilità difettino di gusto e di buon accento, che que’ trilli si possati dir strilli più che altro, che quelle voci acute offendano il timpano, che quella pretesa all’espressione sappia di caricato e di falso, tutto questo non fa nulla. I dittatori di platea non la guardano sì pel sottilej e se hanno presa una giovine vir tuosa sotto la loro speciale protezione, ella è sicur-a di poter farne di grosse quanto vuole, e quanto più lefar à grosse e tanto maggior- numero di volte sarà chiamata fiori a ringraziare i fanatici suoi ammiratori... E vano che vi parli dei tr isti frutti che si raccolgono da simili fortune tanto imprudentemente ambite dalle inesperte nostre celebrità teatrali. In altra mia lettera farò di tir-ai- innanzi su questo fecondo terna che in buon, punto ho tiralo a mano. - Intanto vi saluto e mi pr eparo a tirar giù quattr o altri scarabocchi da far- seguito a questi, se /rerò mi farete P onore di inser ir li nella vostra Gazzetta. T. G. Maestro di Solfeggio — Losmu 15 Novembre *... Due parole in fretta in fretta ( o a fuggi fuggi, come direbbe un linguista) intorno ai teatri di questa gran capitalo, ove mentre si agita il mondo politico, estende le vittoriose sue braccia, da un lato sui lidi della China dall’altro nel cuore dell’india, non lascia però di solazzarsi colle più innocenti arti date all’uomo per innamorarlo della pace.... Per donatemi questo piccolo esordio tìlosofico-polilico, ed uditemi. — A Drury-Lane tutto va a rovescio. - Macready, quel grand’attore inglese elle sapete, che chiude c riapre il suo teatro a capriccio e come si farebbe di una stanza al quinto piano, ha posto il pubblico di cattivissimo umore. Per compenso Covoni- Garden fa ogni maggior sforzo a rendere brillanti le sue serale. L’Opera o la tragedia gareggiano di zelo non mai di relaches. La traduzione in inglese del Matrimonio Segreto del nostro divino Cimarosa, ottenne martedì scorso un clamoroso esito. La fu un’idea bizzarra se volete, ma felice questa che saltò in capo a Bencdict di far gustare ai scrii londinesi lutti i vezzi della melodia e lo squisito e dilicato homour della?musica del cigno napolitano. La parte di Carolina c delta con molto garbo da una certa miss Kemblc, che ha sfoggiate tutte le fioriture e le agilità con tal coraggio da crederla un’allicva di uno de’ nostri gran Conservato™. - Si dice che vogliansi rappresentare tradotti anche gli Orasi e * Curiazi del medesimo Cimarosa. Fate prosperare la vostra Gazzella ch’io ricevo e leggo sempre con piacere, e credetemi tutto vostro» A. L. — F:iscoponTK sur. JIeso 7 Nov. • Per soddisfare il vostro desiderio di notizie musicali, comincierò a dirvi che Halle, (pianista distinto, venutoci da Parigi) ha dato tra noi una grande accademia alla quale suonarono egli, Hiller, e Mcndclsohn un concerto a tre pianoforti di Sebastiano Bach (nientemeno che musica centenaria!)
il quale ai nostri dotti musicofili piacque infinitamente.