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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:30|3|0]]In onore di Federico II, fondatore del reg. teatro melodrammatico, fu eseguita per Introduzione una sua sinfonia composta nel 1747: per l’Opera il Re pastore. Indi un prologo del dottor Förster, recitato da madama Crelinger presentò Händel, Gluck, Bach e Mozart come i corifei dell’opera tedesca. 1741-1751. Coro dell’Opera Cleopatra e Cesare del maestro Graun, indi duetto della medesima Opera. - Sinfonia dell’Opera Partenope di Händel, scritta in istile severo; aria di basso della medesima. — Sarabanda di Gluck, eseguita in costume dalle signore Taglioni e Wagon, e dai signori Taglioni e Stuhlmuller. 1751-1761. Sinfonia dell’Opera Didone abbandonata di Hasse, un’aria di tenore dell’Olimpiade del medesimo maestro (finora tutto in italiano). Canzone tedesca dell’Opera La Caccia, del maestro Weiss. 1761-1771. Coro e scena dell’Orfeo di Gluck. - Scena burlesca dell’Opera il Barbiere di campagna del maestro Schenk. 1771-1781. Sinfonia del Duodramma Ino del maestro Reichardt. Aria di basso: Roma superba dell’Opera Brenna del maestro Dittersdorf. 1781-1791 Questo decennio fu la corona della prima parte, ossia primo mezzo secolo: si eseguirono pezzi del Ratto dal Serraglio, e del Don Giovanni di Mozart. La seconda parte, o il secondo mezzo secolo fu aperto con una marcia del defunto re Federico Guglielmo III, cui segui un prologo di Rellstab, riferibile agli eroi della musica drammatica ed instrumentale, Mozart e Beethoven. 1801-1811 Pezzi del Sagrifizio interrotto del Maestro Winter. 1811-4821 Pezzi dell’Egmont e di Fidelio di Beethoven. 1821-1851 Pezzi del Freyschiitz di Weber. 1831-1841 Pezzi del Faust di Spohr. 1841 Sinfonia di Mendelsson-Bartholdy. - Pas de deux della Silfide, eseguito dalla signora e dal sig. Taglioni. - Scena buffa del maestro Lortzing. Questa impresa, altrettanta faticosa che pia, ebbe molti meritati applausi, e se l’accademia non potè produrre un’impressione compiuta, interessò tuttavia non poco nella grande sua varietà. I.

MUSICA SACRA Messa e Vesperi solenni appositamente scritti per l’insigne Basilica di S. Gaudenzio di Novara del maestro MAZZUCATO. CARTEGGIO. «Verrò esponendole la sola mia opinione, bene inteso, non già l’altrui della quale io non mi pongo mallevadore: ed egualmente non guarentisco clic della coscienza con cui dico il parer mio, e non mai di quella che potrebbe avere alcun altro nell’esporre il proprio. Dunque brevemente prendendo ad esame in un sol tratto tutta la musica del |Mazzucato, e senza passare ad alcuna rivista analitica delle diverse sue parti, dico che fu musica dettata con istile severo e nobili forme, sparsa di belle armonie, di nuove modulazioni e di maestosi canti, e per questo appunto non poteva subito gradire alla maggior parte. - La musica da Chiesa è a ben diverse condizioni di quella da Teatro. In questo, ogni musica per essere buona (a parte gli sconci provenienti dalla esecuzione) deve piacere o tosto od in seguito. Se essa è piana, facile, niente lontana dalle solite forme, sparsa di un certo brio, musica non rubata propriamente, ma di reminiscenze, non copiata ma neppure inventata, piacerà (alla maggior parte, intendiamoci!, o come dice l'Artista, al Pubblico) immantinenti senza riserva alcuna. Se il Maestro invece volle e seppe escire del comune, e scrivere novità di armonie e di melodie, quantunque bello sia il suo lavoro, egli non incontrerà il generale gradimento che a poco a poco, e solo quando l’orecchio degli uditori cominci ad essere educato e quasi incivilito a quella novità di modi, lo lodo quel maestro che sa così economizzare la sorpresa del pubblico, presentandogli un lavoro che ogni giorno almeno in qualche parte riescagli nuovo e gradito. Ma in chiesa, dove eseguita una Messa una, al più due volte (e Dio sa come), tutto è finito; quale speranza al maestro, che con piena coscienza fece un bel lavoro di tutta novità, d’essere nè gustato nè inteso dalla pluralità degli uditori, cioè da quella porzione che giudica della abilità del maestro soltanto da ciò che essa ha capito? E così avvenne della nuova musica sacra del Mazzucato, la quale dottamente scritta e sparsa di elette melodie offre saggio di uno stile che ritrae assai del nuovo, se pure, per darle un tipo, non vogliamo dirla della scuola del grande Meyerbeer. Chi più chi meno, gli intelligenti vi trovarono molte bellezze, secondo la maggior o minor loro capacità di comprendere; ma la moltitudine, quella che il Raibcrti chiamerebbe volgo degli orecchianti, poco o nulla comprese». Novara il 28, 4842. — Lo Stabat Mater di Rossini, il 19 gennajo fu per la seconda volta perfettamente eseguito al Teatro italiano di Parigi da Tamburini, da Mario, dalla Grisi e dall’Albertazzi. L’aria del primo soprano, quella del basso ed il quartetto a voci sole fra generali acclamazioni si dovettero replicare; ciò che sarebbe avvenuto anche di tutti gli altri pezzi, se non avessero temuto di affaticare di troppo gli esecutori, che gareggiarono d’intelligenza e di talento per innalzarsi alla sublimità del capolavoro a loro affidato. Il concorso non poteva essere più numeroso. È da notarsi che ora nelle eleganti società parigine si occupano più dello Stabat del sommo compositore, che non delle magnifiche feste da ballo dell’Opera e della sala Vivienne; e per tal modo le sacre inspirazioni di Rossini trionfarono ben anco delle abitudini carnovalesche. In Milano si discorrono varj progetti riguardanti la esecuzione del tanto decantato Stabat. Avranno poi effetto ed ogni difficoltà verrà presto appianata? Noi lo speriamo per l’onore musicale della nostra città e pel vantaggio dell’arte.

BIBLIOGRAFIA MUSICALE. Alcune nuove Opere per Pianoforte pubblicate dall’editore Ricordi. I. STUDJ 24 Études par Edouard Wolff. Op. 50. Se i pianisti compositori d’oggidì non si distinguono gran fatto per forza d’immaginazione e per profondità di fattura, danno però frequentemente evidentissime prove di [coscienzioso talento colla pubblicazione di studj atti a famigliarizzare gli esecutori con ogni difficoltà tanto di maneggio, che di espressione, e di stile. Gli studj inoltre possono tenersi siccome il più efficace freno da opporsi allo sterminato profluvio di fantasie e di arie variate, in sostanza ben poco le une dalle altre dissimili le si tolgano i motivi delle applaudite opere teatrali su cui sono basate. Lo Studio come ora si suole più spesso comporre, non ha alcuna forma stabilita o convenzionale, può assumere qualunque carattere, esser melodico o meccanico, aver uno scopo speciale, oppure non essere che un pezzo a cui tanto potrebbe convenire il titolo di studio, quanto quello di capriccio, di scherzo, < notturno ecc. Negli studj de’ pianisti moderni soprattutto notar vuolsi l’unione delle cantilene e della grazia, collo sviluppo di ciò che avvi di più ricco e di più variato in rapporto alle risorse dell’istromento ed allo sfoggio delle combinazioni armoniche. Nella composizione di studj per pianoforte in questi ultimi tempi acquistaronsi particolare fama Moscheles, Kalkbrenner, Giopin, Berlini, Henselt, Thalberg, Liszt e Dòhier, poi molti altri fra cui Taubert, Rosenhain, Heller e Wolff. Della raccolta di questo ultimo noi ora terremo breve parola, per esser quella che più recentemente fra noi fu pubblicata, e perciò non ancora conosciuta dalla maggior parte de’ nostri dilettanti e professori, che avvertiamo di non confonderla co ’Ventiquattro preludj tutti tuoni, opera ventesima di Wolff. Questo giovane pianista, dotato di forte sentire e di pieghevole ingegno, giusta l’asserzione de’ giornali francesi, forse troppo frequentemente gettò nella circolazione musicale delle opere fatte più per assecondare l’esigenze speculative degli editori, che per una vera mira artistica. Buon per lui che ad alcune insignificanti sue produzioni può contrapporre i ventiquattro studii dedicati a Thalberg, per merito intrinseco assai lodevoli. Noi non analizzeremo ciascun studio della interessante raccolta di Wolff ch’è divisa in due libri e può classificarsi tanto fra le opere di gusto, quanto fra i lavori scolastici, trattandosi in alcuni numeri di motivi e di pensieri gettati sulla carta come il sentimento e l’estro del compositore poteva suggerire, ed in altri di esercizj e di passi calcolati per la difficoltà di maneggio: è l’utile dulci di Orazio messo in pratica con molto accorgimento. - Gli studj del compatriotta ed ammiratore di Chopin lasciano non poco a desiderare in rapporto all’originalità delle idee ed alla novità de’ passi; ma un tale difetto, che può quasi dirsi comune alla maggior parte delle composizioni moderne, vien abbastanza compensato dall’aggradevole disposizione delle melodie, dall’eleganza delle modulazioni, c dalla correzione degli andamenti, che spontaneamente cadono sotto le dita del suonatore: in essi avvi nulla di astruso, di bizzarro e di soverchiamente complicato. Essendoci prefissi di limitarci a cenni piuttosto generali che speciali sul lavoro di Wolff, alla sfuggita indicheremo che ne’ primi quattro numeri l’abile autore ha pagato il suo tributo allo studio meccanico quale fu creato da Clementi e da Cramer, che i NN. 5, 11, 15,; 16, e 21 sono pieni di allettamento e di espressione nelle parti melodiche e di leggiadria in quelle di accompagnamento; che il N. 13 è una specie di rimembranza della barcarola del Gianni di Calais, il N. 18 sembra un frammento di una tarantella, ed il successivo maestoso in re minore va distinto per l’imponenza e per l’energia di colorito; che il N. 22 in tempo di 6 e 8, in cui dalla mano destra si marcano degli accordi sincopati i quali in certo qual modo esprimono l’ansia di un’agitata passione, deve riuscire assai soddifacente, come pure il N. 23, presto vivace, felicemente basato sopra un andamento a cinque note rare volte usato, e che infine l’ultimo compie a meraviglia la raccolta di Wolff, la quale non può mancare di ottenere anche fra noi un brillante successo. Dodici studj di C. A. Gambinj Op. 36. Questo autore, come risulta dal numero che accompagna i dodici studj, sebbene abbia già composto trentasei opere, pure a noi era perfettamente ignoto, e perciò grande stupore provammo, esaminando le singole parti di cui si compone il suo bel lavoro, in trovare che per varie ragioni non è indegno di reggere al confronto di alcune raccolte dell’istesso genere celebrate in oltremonte. Non è che negli studj di Gambini noi troviamo tutto meritevole di elogi, massime per quanto riguarda la condotta, ma certamente non si può| a meno di confessare che ben pochi compositori e pianisti sono penetrati con pari intelligenza di quanto può ora convenir ad un’opera specialmente destinata alla pratica di un istromento, la cui esecuzione presenta le più grandi difficoltà materiali. E pertanto giustizia raccomandar ai pianisti di prima forza gli studj di Gambini, che nell’istesso tempo apporteranno singolar giovamento e diletto, giacché tutte le più ardue combinazioni, ed i più veloci andamenti ne’ passi di bravura sono sempre intrecciati a’ canti d’effetto. C.

ALLEGRIA - VALTZ di Carlo Pensotti (1). Ella è in vero cosa assai strana e diremmo inconcepibile, che la nostra Italia, che è pure la terra della melodia, trovisi tanto al disotto dell’Allemagna, principalmente nella musica alla danza destinata. Ed è fatto che per avere alcun che di vivo, piccante ed originale in tal genere, ci è forza ricorrere ai Valtzer e ai Galoppes d’oltremonti e che quel poco che qui si lavora non è in complesso che una fiacca imitazione di quanto si crea fuori d’Italia. Carlo Pensotti tuttavia si è uno dei pochi che nelle parecchie raccolte già pubblicate dia a divedere di sollevarsi dal comune, e che, quantunque pur egli imitatore del genere tedesco, abbia un fare animato, disinvolto ed elegante. Questa sua settima raccolta intitolata Allegria-Valtz, e la di cui edizione con bell’esempio di filantropia offeriva a profitto degli Asili d’infanzia di Milano, è pure sparsa di gentili e ballabili melodie. Armoniosa ne trovammo l’introduzione, e notevole sopra gli altri per leggerezza e venustà di motivo il Valtz N. 3. Il Pensotti infatti è persona, dalla quale a buon dritto possiamo aspettarci di vedere arricchito il repertorio delle nostre musiche ballabili, esonerati dall’obbligo di accattar sempre dallo straniero cosiffatta merce, che pur dovrebbe essere, come dissi, proprietà nostra. — Anche i più severi nostri lettori non vorranno torcer il naso se ci siamo trattenuti a parlare di Valtzer o di Galoppes, come di cosa di troppo lieve argomento. Il bello può rinvenirsi dappertutto, dalla più semplice canzonetta al più complicato e severo componimento; e noi amiamo scorgerlo ed additarlo altrui ovunque lo si rinvenga, senza lasciarci lusingare o respingere dal titolo della composizione. A. M. (1) Milano, presso Canti.

NUOVE PUBBLICAZIONI MUSICALI DELL'I. R. STABILIMENTO NAZIONALE PRIVILEG. Di GIOVANNI RICORDI. MARIA PADILLA Melodramma in 3 parti Parole di G. Rossi MUSICA DEL MAESTRO G. Donizetti Sono ora pubblicati diversi pezzi per Canto; ed altri pezzi sia pel Canto che pei diversi istromenti verranno pubblicati quanto prima.

42 Pétites Fantaisies faciles et brillantes pour le Piano W. PLACHY Op. 95. - Chaque fr. 1 75.

GIOVANNI RICORDI EDITORE-PROPRIETARIO. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVANNI RICORDI.

Contrada degli Omenoni N. 1720.

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