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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:35|3|0]]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO N. 8. DOMENICA 20 Febbrajo 1842. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia CLASSICA MUSICALE. La musique, par des inflexions vives, accentuées, et, pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations,et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.» J. J. Rousseau.
Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta c nl1 Antologia, classica musicale è di Aust. lire 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l'estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. - Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. AVVERTIMENTO. Per poter dar luogo a’ molti importanti articoli, altri già comunicati, altri promessi dai signori collaboratori, quindi innanzi, oltre il foglio settimanale, si daranno ogni mese due supplementi, e ciò senza verun aumento nella spesa l'associazione. Col foglio di domenica ventura verrà pubblicata la già annunziata aria con cori dell’Orfeo di Gluck, e nel foglio stesso si leggerà una notizia biografico-critica riguardante questo sommo compositore e la grande riforma da lui ideata e compiuta nello stile melodrammatico. In oltre unita alla susseguente pubblicazione del giornale i signori associati riceveranno la tanto lodata suonata in do # minore di Beethowen per pianoforte solo. E così si far à di corrispondere in parte all'insperato favore col quale il pubblico musicale volle accogliere questa Gazzetta. GIOVANNI RICORDI. TEORICHE MUSICALI Dell’Istromentazione ARTICOLO I. (Vedi il Proemio a questi articoli, nel N. 5.) In veruna epoca della storia della musica non si fece come al presente tanto parlare dell'istromentazione. Teniamo per fermo essere ciò cagionato dallo sviluppo tutto moderno di questo importante ramo dell’arte e fors’anco dalla quantità di critiche, opinioni, dottrine diverse, giudizii, ragionamenti o sragionamenti parlati e scritti di che le menome produzioni de’ più minuscoli compositori sono al dì d’oggi argomento. Sembra vogliasi al presente attribuire alta importanza a quest'arte dell’istromentare che nel passato secolo si ignorava (l) e al
(1) Ne sembra troppo assoluta questa assertiva del signor Berlioz. Gite nel passato secolo l’arte della stromentazione fosse lontana dal grado di isviluppamento e di meravigliosa ricchezza a cui l’addussero i sommi compositori del tempo nostro, cui furono capiscitela il gran Mozart, il fantastico e sublime Beethowen, e l’immaginoso e potente Rossini, nessuno oserà certo porre in dubbio: ma che gli scrittori dell’epoca anteriore alla nostra mal conoscessero l’uso dell’orchestra al punto di potersi affermare che ignoravano l’arte della stromentazione, è sentenza fuor del vero. Quei compositori non poteano certo valersi dei tanti mezzi di istromentazione dati dall’attuale sviluppo dell’esecuzione istromentale e della massima perfezione cui fu addotta la fabbricazione degli stromenti; ma ciò che nel loro stromentare mancava in abbondanza, ardimento e complicazione era compensalo da una singolare semplicità e purezza di forme, o più che tutto da una gassatissima appropriazione del colorito strumentale. Valgano ad esempio di quanto affermiamo gli Oratorj di Hamdel, di ltaydn, ec. L. E.
cui incremento molti, i quali volevano aver
voce di veri amici della musica con non
poco calore si opposero. Senonchè al momento
ch’io scrivo v’ha chi si adopera in altro
modo a frapporre ostacoli al progresso
musicale. Le cose camminarono sempre di
codesta guisa, il perchè non ci dobbiamo
punto meravigliare di questo fatto che sì
spesso ricorre. Sulle prime altra musica non
st volle considerare per buona, tranne quella
che si intesseva rii armonie consonanti-, ed
allorachè Monteverde (1) tentò aggiugnere la
dissonanza di settima alla producente, non
ebbe penuria di biasimo, di minacce e di invettive
d’ogni specie. Ma poiché fu accettata
la dissonanza di settima a dispetto degli oppositori,
e più tardi anche le dissonanze
per sospensione e ritardo, trascorsero ben
presto, almeno i così chiamati dotti, a disprezzare
ogni qualunque composizione la
cui armonia fosse semplice, chiara, dolce,
sonora, naturale; per dar nel gusto di quei
barbassori era mestieri che la fosse tempestata
di accordi di seconda maggiore e minore.
di settima, di nona, di quinta e quarta,
adoperate proprio a casaccio e senza altra
mira fuor quella di rendere questo stile
armonico il più possibile sgarbato e spiacevole
all’orecchio. Que’ dotti musicanti
avean pigliato gusto alle sospensioni dissonanti
al modo stesso che certi animali il
prendono al sale, al tabacco, alle erbe pungenti.
Era un vero abuso di reazione.
Di mezzo a tutte quelle belle combinazioni
non trovavasi orma della tanto desiderata
melodia; e quando la melodia sorse
si schiamazzò alla rovina dell'arte, alla manumissione
delle regole consecrate ec. ec.
A dar retta a codesti esagerati nemici della
più bella delle innovazioni, bisognava dire
che tutto era perduto! E nondimeno la melodia
mise bellamente le sue buone radici.
Senonchè non istette molto a farsi strada
la reazione melodica. Vi ebbero de melo
(I)
Claudio Monteverde di Cremona, non solo fu il
primo ad aggiugnere la dissonanza di settima alla produecntc,
ma osò bcnanco servirsi della quinta diminuita coinè
consonanza. Introdusse le dissonanze doppie con preparazione
e provossi di praticare in nuove maniere le dissonanze
di passaggio. Abbenchc egli siasi ingannato in
diversi punti, come gli venne addimostrato dall’Artusi,
può dirsi essere egli de’ primi tra musicanti ai quali la
tonalità c la moderna armonia vennero debitrici delle
maggiori obbligazioni..Egli è indubitato, dice il Carparti,
che le dissonanze sono come il chiaroscuro nella pittura.
Col mezzo dell’opposizione e del confronto danno esse
più risalto ed effetto all’accordo vero, ne accrescono il
desiderio c svegliano cosi l’attenzione, operando a guisa
degli stimolanti clic si danno agli obesi e. sonnacchiosi.
Quel momento di inquietudine che producono in noi si
trasforma in piacere vivissimo allorachè sentiamo poi
l’accordo, quale l’orecchio nostro non cessava di travederlo
e desiderarlo. Non è a dire per ciò quanto vantaggio
recassero alia musica, coil’introdurvi le dissonanze, lo
Scarlatti, c molto prima di lui il Monteverde, scoprilar
primo di questa miniera di bellezze». L’E.
disti fanatici ai quali pareva intollerabile
qualsivoglia pezzo di musica che oltrepassasse
le tre parti reali. A taluni anzi sarebbe
piaciuto prescrivere che nella maggior
parte de’casi il canto non fosse accompagnato
che da un basso, e si lasciasse tutto
all uditore d bel piacere d indovinare le
note intermedie degli accordi! Altri finalmente
spingevano un pochi» più innanzi
le pretese, vai a dire non volevano accompagnamento
di sorta; e Rousseau si provò
ad affermare essere l’armonia una barbara
invenzione!
Venne la lor volta anche per le modulazioni.
All epoca nella quale non si costumava
che di modulare nei modi relativi,
il primo che osò trascorrere a una tonalità
estranea udì gridarsi dietro al sacrilegio; ei
doveva aspettarselo. Qualunque fosse l’effetto
prodotto dalla sua modulazione i bacalavi
la biasimarono mettendosi le mani
ne’ capelli.
L’innovatore aveva un bel dire: «Ascoltatela
bene: badate come ella è dolcemente
preparata, e motivata e destramente legata
con quanto precede e segue, e con quanta
soavità ella si svolge!» - «Non si tratta di
ciò: gli si rispose; questa vostra modulazione
è vietata dalle regole; dunque bisogna
schivarla». Ma poiché assolutamente
non si trattava, appunto che di ciò, cosi
non guari andò che le modulazioni non relative
pigliarono posto nella musica di gran
stile, e vi produssero delle impressioni tanto
più gradite quanto meglio inaspettate. Quasi
al tempo stesso venne oltre un altro genere
di pedantismo e furono veduti degli scrittori
di musica riputar vergogna il modulare dalla
tonica alla producente e sbizzarrire allegramente
nel menomo rondò, passando dal
modo di do naturale a quello di Ja diesis
maggiore.
À poco a poco il tempo ha messe le cose
tutte al giusto loro posto; si fece distinzione
tra l’uso e l’abuso, tra la vanità reazionaria
e la insensatezza e la ostinazione,
tanto che al presente si è quasi generalmente
disposti ad acconsentire che, in fatto
di armonia, di melodia e di modulazioni,
è buono tutto che produce buon effetto, e
cattivo quanto produce un effetto cattivo,
e non avere in contrario autorità veruna la
voce dei più vecchi dottori della scienza 0).
Per ciò che riguarda l’istromentazione,
(1) Preghiamo i nostri lettori a far osservazione alla
aggiustatezza e alla gastigata severità di queste opinioni
del signor Iìerlioz, le quali senza dubbio contraddicono
alle idee che taluni per avventura si sono formate delle
sue teorie musicali credute a torto, sulla fede di critici
o inesperti o passionati, stravaganti, assurde e licenziose.
LE.