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GAZZETTA MUSICALE

N. 9

DOMENICA
27 Febbrajo 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.

GRANDI COMPOSITORI

delle scuole

TEDESCA E FRANCESE.

CRISTOFORO GLUCK

I.

Sua riforma melodrammatica


......Toules les fois que la forme est préférée à la vie je reconnais la trace de l’école romaine; toutes les fois que la vie l’emporte sur la forme, je recoinnais l’influence du teutonisme».

Ph. Charles.


I grandi compositori, che variamente contribuirono ai migliori incrementi del melodramma, voglionsi dividere in due distinte categorie. Ad una di queste appartengono quei sommi pe’ quali la forza del pensiero, la meditazione e lo studio giovarono in gran parte a dar valore ai prodotti di fantasie ricche più o meno di splendide immagini. Nell’altra sono da annoverare quelle organizzazioni privilegiate cui la dovizia dei doni naturali, o per meglio dire istintivi, non rese tanto necessaria la mentale elaborazione che e’ non potessero rapire le moltitudini anche colla sola libera abbondanza delle idee e colla spontaneità degli ispirati canti. Salve diverse eccezioni, delle quali sarà fatto conto a suo tempo, i principali compositori della scuola tedesca vorrebbero essere classificati nella prima delle due suindicate categorie. Al genio italiano è incontrastato il vanto di avere gettato immenso splendore sulla scuola musicale cui diedero celebrità i grandi scrittori melodrammatici appartenenti alla seconda. Adunque da un lato gli Hasse, gli Haendel, i Bach, gli Haydn, i Gluck, e a1 tempi a noi più vicini, Beethowen, Mozart, Weber, Meyerbeer, Spoor, Mandelshon; dall’altro i Porpora, i Pergolesi, i Cimarosa, i Paisiello, e a’ giorni nostri Rossini, Bellini, Donizetti, Mercadante, Coccia, Pacini, ec. Nei primi la natura germanica col severo suo carattere tendente all’analisi psicologica e alle astrazioni; un non so che di vago e di fantastico nella audace manifestazione del pensiero; la mente che spiccando i suoi voli dai più intimi recessi dell’anima mira a spaziare nei liberi campi dell’ideale: nei secondi l’indole meridionale più vivace che meditativa, e tendente per naturale impulso alla purezza della forma, alla chiara eleganza de’ concetti, alla leggiadria della locuzione, e ricca di mezzi di pronta e facile emozione. A chi però con sapiente discernimento osservi quanto al presente anche le più brillanti fantasie musicali italiane, falle accorte che le arti non giungono mai a tanta altezza come allora quando, nelle loro creazioni, all’elemento poetico per eccellenza è accoppiata la forza del pensiero, siensi volte a studiare i capolavori della scuola oltremontana sotto il loro punto di vista veramente degno di meditazione ed abbiano tratto buon frutto dal loro studio; a chi rifletta alla evidente innegabile tendenza del vario genio musicale delle due sì diverse nazioni ad approssimarsi per mettere in comune ciò che l’uno ha di forte e di profondo con ciò che l’altro ha di vivace, di elegante e di sentito, si chiarirà di leggeri quanto sia opportuno che ad agevolare la grande fusione nei limiti convenienti, contribuir possa l’esame delle classiche Opere appartenenti alle due scuole, e principalmente lo studio di quegli autori che già assai prima d’ora a quella fusione cooperano non abbastanza avvertiti dalla critica. Oltre a ciò, da un simile ufficio si otterrà di distruggere non poche prevenzioni e pregiudizi! che tra noi tengono ancora in sospeso gli animi intorno al valore di molti nomi di compositori oltramontani, già consecrati a una incontestata immortalità nella loro patria, inanella nostra Italia poco meno che sconosciuti, o tutt’al più bisbigliati con timida venerazione da alcuni isolali studiosi, ai quali, sotto pena di incorrere taccia di pedantismo scentifico per parte degli indotti musicali, è perfino negato il far libero e aperto esercizio del loro culto. Il tempo delle esclusioni è ormai passato: dacché le società europee, mercè le agevolate comunicazioni materiali, hanno addotto a perfezione i modi di porre in comune e per conseguenza di assoggettare a inevitabil confronto il relativo patrimonio di genio e di sapere, non è più lecito a veruna di esse il ridersi della povertà delle altre e pretendere di vantare una superiorità qualunque, se prima non si è fatto precedere il coscienzioso e dotto sindacato delle rispettive ricchezze. - Ora vogliano i lettori accompagnarci nella nostra prima corsa biografica. Cristoforo Gluck nacque nel Palatinato da poveri genitori verso il 1716. Il padre di lui trasferitosi in Boemia ove si domiciliò, moriva poco dopo lasciando il figlio suo in tenera età e privo di beni di fortuna. Molto negletta sortì l’educazione di questo fanciullo, ma la natura gli aveva fatto il dono prezioso dell’i— stinto musicale. Si potè già notare in altro articolo di questa Gazzetta come il gusto per l’arte de’ suoni sia poco meno che comune in Germania (1), dove così nelle città come ne’ villaggi o nelle chiese o per le strade ti incontri in donne e fanciulli che cantano a parti combinate o suonano diversi stromenti. Il giovinetto Gluck imparò a suonare la maggior parte de’ stromenti senza soccorso veruno di maestro. Ei trascorreva di città in città accattando il pane col dar saggio del suo ingegno musicale, finché a Vienna potè apprendere i principii della composizione, e si dedicò a scrivere diverse musiche il cui buon esito lo incoraggiò a far studio di perfezionare al più possibile le naturali sue doti (2). Non ancora aveva tocco il ventesimo anno, allorachè si decise, nel 1736, a trasferirsi in Italia, questa nostra terra prediletta del cielo, alla quale quasi per irrevocabile fascino sono o tosto o tardi chiamati tutti gli ingegni privilegiati e distinti nella più affettuosa e popolare tra le arti imitative. Il giovine Gluck dopo quattro anni di studio si sentì atto a scrivere pel teatro. In questo pericoloso arringo ei produsse una prima sua Opera, e fu l'Artaserse, che venne eseguita sulle scene del maggior teatro della nostra Milano, ove circa novant’anni dopo doveva appunto manifestarsi colle prime sue più calde ispirazioni il compositore contemporaneo italiano, che più d’ogni altro educato aveva il proprio ingegno musicale sui capolavori di Gluck, e meditatene a fondo le alte bellezze drammatiche. Susseguentemente, nel 1742, l’autore dell’Artaserse fece succedere sulle medesime nostre scene una seconda Opera, e questa fu il Demoofonte; poi nel 1743 il Siface, e nel 1744 la Fedra. In pari tempo e nel corso di questi quattro anni furono da lui prodotte il Demetrio e l'Ipermestra a Venezia, l’Artamene a Crema, lAlessandro nelle Indie a Torino. Quasi dappertutto ebbero buon esito queste sue Opere e lo posero in ischiera co' primarii compositori del suo tempo. Invitato a recarsi a Londra, diede colà due Opere nel 1743. Tornò poi in Germania ove altre partizioni teatrali confermarono la fama di che già era insignito il suo nome. Ei fu in questo periodo di tempo che lo

(1) Vedi Articolo sulla Musica in Germania nei numeri 5 e 7. (2) Secondo il Bertini, il Gluck a’ 17 anni portatosi in Italia fu per un pezzo scolaro del. Sammartini in Milano.

- Ma altri biografi non fanno cenno di questa circostanza.

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