< Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

- 37 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:45|3|0]]

GAZZETTA MUSICALE

N. 10

DOMENICA
6 marzo 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.

SUONATA QUASI FANTASIA

In Do diesis minore, di Beethowen (1).

Unito a questo numero della nostra Gazzetta presentiamo a nostri cortesi associati, come abbiamo annunciato, un pezzo per pianoforte solo. E una suonata o fantasia di Beethoven. Il nome del sommo Alemanno basta all’illustrazione del pezzo. E d’altronde, quand’anche il volessimo, ci sarebbe egli possibile l’additarne, enumerarne tutte le singole bellezze, se ogni concetto, ogni frase è gemma inestimabile? L’autore istesso la intitolò del nome di Fantasia, e tanta di vera fantasia, ne racchiude questo pezzo che con più conveniente appellazione non potrebbe nomarsi. Cosi questo vocabolo titolare non fosse tanto invilito al giorno d’oggi, che le composizioni le più abbiette non si ha vergogna di fregiarle del presuntuoso nome di fantasie! Inutile dunque sarebbe il fermarsi a lodare la malinconica e quasi misteriosa grandezza dell'adagio, la soavità e l’affettuosa semplicità del minuetto e la tempestosa passione, e quel succedersi e incalzarsi di crescendi nell’ultimo tempo che risvegliano nello spirito di chi ascolta un misto di idee nuove e di potenti emozioni. Reputiamo vana ogni analisi minuta, persuasi che chi ha cuore non può non penetrarsi del forte sentire dell'autore, e a chi non ne ha apparirebbe inutile e ridicola ed esagerata ogni nostra lode. Ne piace chiudere questo cenno col notare che anche un nostro grande compositore italiano sentì certamente al pari di noi le bellezze di questo componimento. Egli è Bellini, il quale non credette umiliare sè stesso commettendo per lo appunto un non lieve plagio. Il noto coro in fa della sua Opera Bianca e Fernando, riportato poi nel secondo atto della Norma, non è esso, pel tratto di molte misure, copiato a puntino dal primo tempo di questa Fantasia? Avremmo amato potere, unitamente a questo pezzo, offrire a’ nostri lettori alcune notizie biografiche sulla vita e le opere del sommo compositore, come abbiamo fatto nel numero scorso col cenno su Cristoforo Glück, ma la quantità delle materie ce lo divieta per ora. Non mancheremo in seguito di svincolarci anche di questa come di tutte le altre promesse che abbiam date ai nostri benevoli associati.

A. M.

(1) Vedi il pezzo unito a questa Gazzetta.

COMPOSITORI ITALIANI

CONTEMPORANEI

Segue la seconda lettera del signor Fetis (a).

(Nel dare il seguito della terza lettera del sig. Fétis sullo stato delle arti musicali in Italia, e nell'avvertire ch’essa riguarda specialmente i nostri compositori viventi più conosciuti aggiugniamo che con alcune poche note un nostro collaboratore ha procurato di supplire alla imperfezione dei rapidi e poco diligenti cenni dell’E. Prof, di Bruxelles. Però ci riserbiamo di tener discorso molto più di proposito intorno ai diversi artisti, nominati ora. poco meno che di sfuggita, allorachè nel continuare gli articoli della storia del melodramma, avremmo ad occuparci parzialmente delle varie vicende del teatro lirico italiano nell’epoca contemporanea e a dimostrare fin dove sieno vere le accuse di povertà che ci vengono date dagli stranieri, e a rendere la dovuta giustizia al genio musicale della nostra nazione).

Pochi grandi compositori drammatici ebbero i natali nell’alta Italia dopo la fine del xvn secolo; la Lombardia, il Veneto e fin la Toscana non poterono vantare brillanti produzioni melodrammatiche se non se dal 1590 fino verso al 1700(1). Venezia si distinse specialmente per le Opere di Monteverde, di Cavalli, di Rovita, di Cesti, di Sartorio, di Ziani, di Legrenzi, di Pallavicino, di Bassani, di Pollarolo, di Caldara, di Gasparini e di Lotti. Nel XVIII secolo non si annovera altr’uomo di ingegno superiore in questo genere tranne Galuppi (2). In questo medesimo secolo Firenze potè vantare Cherubini, il più profondo e svariato nello stile tra tutti i musicanti dell’epoca nostra, e Parma fu patria di Paer, destinato a mio giudizio ad occupare nell’arte un posto più luminoso di quello che gli fa dato e che probabilmente sariasi meritato se più seria fosse stata la sua esistenza. Milano non potè menar vanto fino al presente di verun com-

(a) Vedi i numeri 2, 4 e 6 di questa Gazzetta Musicale.

(1) Questa proposizione è erronea ed apertamente contraddicente colle citazioni dell’istesso Mons. Fétis. Anche ne’ secoli XVIII e XIX l’alta Italia può vantare brillanti Opere teatrali applaudite dovunque; e molte ne hanno composte gli stessi autori di cui Mons. Fétis parla nelle sue lettere, fra i quali al presente emerge Donizetti, illustrazione ora mai europea.

(2) Oltre il celebre Galuppi, soprannominato il Buranello, nel secolo XVIII lo stato Veneto ha prodotto Ferdinando Bertoni, Cazzaniga, Nasolini, Salieri ecc.

positore illustrato dalla scena (1), e il suo Conservatorio non corrispose alle speranze che aveva fatte concepire sotto questo speciale aspetto (2). Per questa città non è dunque da aversi in conto il tempo passato; le rimane l’avvenire. Fra i giovani compositori usciti nei passati anni dal suo Conservatorio è distinto il Mazzucato, il quale dopo un viaggio a Parigi, fece ritorno alla sua patria ove al presente è professore di canto per le fanciulle nell’I. R. Conservatorio. Già da due anni questo giovine artista fece le prime sue prove sul teatro Carcano, indi alla Scala, l’Esmeralda, nei Corsarj ed altre Opere (3). Dei motivi non sufficientemente sviluppati, ma pur tessuti di idee abbastanza felici; delle formole del giorno, una stromentazione clamorosa e uno scrivere negletto; ecco quanto osservasi nelle prime produzioni di un ingegno non ancora maturo, e che difficilmente si addurrà al suo pieno sviluppo, se il signor Mazzucato non esce dal recinto di Milano. Egli ha bisogno di vedere, di studiare, di perdere certe abitudini di forme e di sistemi che al presente sono il maggior ostacolo che si opponga allo sviluppamento dell'indivualismo de’ giovani compositori. I signori Speranza di Parma, e Mabellini di Pistoja sono anch’essi de’ giovani scrittori melodrammatici nativi dell’alta Italia, i quali fecero le prime lor prove negli or passati anni, ma del cui ingegno mal si saprebbe proferire un imparziale giudizio. Il primo che compì i suoi studii a Parma si fece chiaro coi Due Figaro, Opera composta pel Teatro di Torino e con buon esito rappresentata l’autunno dell’anno 1839. L'Aretino scritto pel teatro Carignano nella città stessa ebbe meno prospera fortuna, e d’allora in poi molte cadute a Lucca e a Firenze hanno compromessa la carriera del signor Speranza (4). Il signor Mabellini fece i suoi primi studii

(1) Questa dura taccia apposta alla nostra città è purtroppo abbastanza fondata. Milano manca assolutamente di compositori drammatici resisi celebri anche presso le straniere nazioni. Nella nostra deficienza sotto un tale riguardo giovi in parte il nominare Vignati, Lampugnani, Monza, Bigatti, Brambilla, Marliani; si noti però che le Opere di quest’ultimo, in ispecie il Bravo, l’Ildegonda e la Xacarilla di recente sono state applaudite in varj teatri di Francia, di Germania e d’Italia.

(2) Fra gli allievi del nostro Conservatorio si distinse Soliva l’autore della Testa di bronzo, quindi Schira, Pugni, ecc.

(3) L’udinese Mazzucato non intraprese i suoi studj nel Conservatorio milanese, ed egli fino dal 1834 diede a Padova la Fidanzata di Lammermoor, a cui tenne dietro il Don Chisciotte al teatro della Canobbiana, l’Esmeralda a Mantova, i Corsari alla Scala ed i due Sorgenti al Re.

(4) Il maestro Speranza dopo l'Aretino non ha fatto altra caduta che nello scorso carnevale a Lucca col Postiglione

di Lanjoumeau.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.