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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:59|3|0]]del contro-soggetto, mirabile per la distribuzione e collocamento delle quattro parti; e per ultimo, non meno pregevole si mostra la chiusa, ricca di grandiose e peregrine transizioni. Noi non faremo qui punto.

Le transizioni armoniche di cui or ora abbiamo parlato, per nostro avviso, meritano particolare considerazione, sì per la novità e naturalezza, che per l'ottimo effetto che arrecano. Ciò è tanto più a valutarsi, dacchè a’ nostri giorni cosiffatte transizioni, sono non che in uso, in abuso, e non pochi scrittori sembrano aversi data la parola d’intesa, per lacerare colle più sfrenate fantasticherie il senso dell'udito.

Egli è dopo le sullodate transizioni, che il nostro autore con ingegnose imitazioni, viene di nuovo a stringere il soggetto e il contro-soggetto, prima della fine.

Avanti questa, come il sole che tramonta, il genio di Rossini fa scintillare un ultimo raggio, in quella inattesa riproduzione del primo motivo dello Stabat al pezzo I, su la parola Amen, che precede la gran cadenza finale.

Noi, scrivendo su questo lavoro ed ammirandone gli eminenti pregi, il facciamo tanto più di buon grado, in quanto che torna ad onore di quella scuola a cui Rossini derivò i precetti dell’arte, e della quale, noi stessi, il confessiamo, siam figli — Quel padre Mattei, capo scuola Bolognese, di cui in oggi si onorano le ceneri, e che diede all’Italia ed all’Europa, tanti e segnalati compositori, gioirebbe, se ancora contasse i giorni, di vedere in questo Stabat raccolta la sua eredità da Rossini!

G. A. Perotti.

Maestro primario della Cappella
di San Marco in Venezia.



ESERCIZI DI MUSICA SACRA
in Milano

Milano, la città in cui la musica teatrale con tutto il prestigio dell’elegante suo stile, delle sue forme ornate, de’ vocali suoi lenocinii, ebbe sempre onori poco meno che trionfali; Milano in questi ultimi giorni di Quaresima derogò qualche poco dalle sue più care abitudini e degnò di occuparsi, di un altro genere di musica, la Sacra, che quasi timida e dubbiosa del mirabile suo potere si tiene da gran pezzo tra noi contenta della religiosa semioscurità del nostro maggior tempio, ove a radi intervalli innalza al cielo i puri e solenni suoi canti.

Rinunziando per ora a ben determinare se nel nuovo gusto invalso nel dilettantismo milanese entri in parte anche il capriccio della moda, e se il gran parlare che da qualche settimana in qua si va facendo nei nostri crocchi galanti di motetti, di fughe, di salmi, di severità e purezza di stile alla Palestrina e alla Pergolese ecc., sia più che altro una nuova foggia di omaggio che si vuol rendere al genio musicale più libero e mondano che vantino l’antico e il modera tempo, osserveremo, non senza soddisfazione, che questa nuova tendenza de’ giudizii, questo bisogno degli spiriti che si occupano di musica a gittarsi in un novello e disusato ordine di idee critiche, è di buon augurio pei progressi possibili dell’arte, e vuolsi in gran parte darne merito al nuovo meraviglioso regalo fatto da Rossini al mondo musicale.

E diciamo meraviglioso, non solo in ragione dell’alta portata della grande composizione rossiniana, ma anche pei risultamenti importantissimi ch’essa può addurre nell’arte, massime in Italia. — Ci comprenderà a primo tratto chi rifletta come, grazie allo Stabat Mater del grande maestro, che ogni nostra città, ogni nostra borgata, ogni nostro più piccolo centro musicale vorrà udire o bene o male eseguito, verrà a poco a poco insinuandosi nella pubblica opinione e prenderà radice l'idea troppo tra noi trasandata che anche fuori del teatro, e non nel solo dominio dell’Opera, vi ha un genere di musica atto a gareggiare colla drammatica per sublimità e soavità di concetti, e che da esso gli animi non volgari ponno attingere emozioni non meno nobili di quelle che produr sogliono gli accenti delle passioni profane messe a conflitto in un’azione scenica e giovate dal prestigio e dal corredo teatrale.

Chi si dedica all’arte con istudii speciali e con severità di pensieri non ha certo bisogno di questo nuovo fatto dello Stabat di Rossini, lanciato alla curiosità del pubblico, per indursi a credere alla potenza d’effetto di un genere di musica troppo in Italia negletto e sagrificato all'altro che da gran tempo signoreggia tra noi con esclusivo dispotismo gli spiriti; ma per la moltitudine, la quale in sostanza è la promovitrice principale dei veri e più o meno rapidi progressi dell’arte stessa, c’era appunto bisogno di un impulso di questa natura per iscuoterla dalla sua passionata preoccupazione e avviarla a considerare sotto un novello punto di vista i mirabili effetti della musica, riguardati quale espressione de’ più puri e santi affetti dell’uomo nei suoi rapporti colla divinità.

Qui non ci proponiamo di analizzare e delineare tutta la grandezza de’ caratteri proprii alla musica sacra, onde acquistarle nel concetto de’ profani che a questi ultimi tempi in Italia, per buone ragioni, l'ebbero in poco o nessun conto, quella importanza e credito che le è ampiamente dovuto: solo vogliamo accennare alla comparsa al di qua dell’Alpi della partitura sacra di Rossini quale circostanza e materialmente e moralmente attissima a giovare al risorgimento del vero culto della musica ecclesiastica: e per questo peculiare oggetto sarà importante che la nostra Gazzetta venga registrando i piccoli e i grandi casi ne quali a questa circostanza e dato maggiore o minor rilievo.

Già più volte essa ha tenuto discorso della nuova religiosa partizione rossiniana e più specialmente ne esaminò i pregi nella dissertazione inserita in parte nel passato foglio e in questo compiuta. Ora crede suo dovere tributare con parole di compiacenza le più sincere lodi ai signori S., distinti e splendidi cultori della musica, per avere tra noi dato modo a prelibare degnamente le elette bellezze di questo tanto preconizzato Stabat. Ben credevamo aver diritto di attenderci una bella esecuzione da un distinto drappello di dilettanti cui erano sussidio nelle parti corali non pochi cantori di professione, ma la nostra aspettazione fu in parte superata, e lo studio posto a bene interpretare il carattere de singoli pezzi, a ben rilevare i tempi, a conservare le alternative di forti e piani e ammorzati, (tanto trascurati anche sulle maggiori nostre scene) è da attribuirsi con encomio a chi ebbe a dirigere e ad assistere alle difficili esercitazioni.

Con non minore esattezza, intelligenza ed amore il medesimo Stabat, con accompagnamento di solo pianoforte, si eseguì la sera susseguente presso altra distinta famiglia molto benemerita agli studii musicali. Ed anche qui il prestigio di alcune voci privilegiate nei pezzi ad una o due voci, il colorito e la finitezza nella concertazione de’ pezzi d’insieme (veramente mirabili) diedero una molto viva idea dell’alta portata di questo sacro Inno, composto per essere prodotto con tutto il corredo di una ricca stromentazione e di ampie masse corali. – Ora ne rimane di attendere che sotto le vaste vôlte della Scala abbia ad udirsi interpretato con quella superiore precisione d’accordo, con quella scrupolosa finezza e giusta misura dei movimenti, ecc., che il medesimo Rossini pose ogni diligenza e cura ad ottenere nell’esecuzione che se ne diede a Bologna sotto la direzione dell’illustre Donizetti. Saranno esauditi i nostri desiderj?

Poichè questo breve articolo è dedicato a far parola degli esercizii di musica sacra fatti in Milano negli or passati giorni, non possiamo tacere di una mirabile composizione di questo genere, una Salve regina di Haydn, eseguita con accurato beninsieme dagli allievi dell’I. R. Conservatorio. Il carattere severo e a un tempo affettuoso che spira dalla prima all'ultima battuta di quel componimento modello, la soavità delle melodie che con ingenua semplicità si svolgono a manifestare i vari sentimenti espressi dalla sacra orazione, le sobrie e caratteristiche modulazioni e gli artifizii armonici dell’accompagnamento a soli stromenti d’arco ed organo, tutto ciò fu molto bene compreso e con rara perizia interpretato; ed ecco i grandi pregi pe’ quali il sublime lavoro di Haydn, considerato nel suo genere, non impallidirebbe anche eseguito a raffronto di qualsivoglia musicale produzione religiosa de’ più acclamati viventi maestri.

Chiudiamo questi cenni compiacendoci dello zelo onde si mostrano animati i cultori sinceri della buona e classica musica in questa nostra Milano ove il gusto pelle parodie teatrali e pei pot-pourri accademici è tanto generale e inveterato che chi tenta se non altro di apporvi qualche argine è da vantarsi come di un atto di coraggio. Richiamiamo quanto abbiamo detto sul principio. Di questa salutare modificazione nelle tendenze del nostro dilettantismo sarà a darsi il principal merito al nome imponente di Rossini ed alla voga del suo Stabat o sentita davvero o solo anche in parte simulata. B.



POLEMICA
I.
Al Signor G. J. Pezzi, estensore del Glissons.

In verità vi siamo obbligati con vera effusione dell’umile protesta che ci faceste di non avere voluto per ombra offenderci con un'impertinente provocazione. Riteniamo adunque che vi siete spiegato male, e che le ambigue parole colle quali deste principio al vostro cenno sul Nabucco non ad altro scopo eran volte che a rendere più patente la volontaria confessione della vostra ignoranza musicale. Questa vostra modestia esemplare fa onore al candido vostro animo, e tutti i lettori del vostro giornale ve ne avranno molto lodato. Noi per nostro conto siamo oltre ogni dire orgogliosi del rispetto che professate alla nostra Gazzetta Musicale: è una vera compiacenza che ci penetra!

Quanto alla supposizione che vi studiate,

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