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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu{{padleft:63|3|0]]rese prove evidentissime dell insussistenza di quella calunnia, ed è posto in ridicolo quel detrattore, perchè fino allora citava dei testimoni già morti, e allegava documenti che non esistevano. Mostra in oltre che nessuno dei detrattori contemporanei di Rousseau attribuì mai quella musica a Granet. bensì a Grenet e a Grauier, i quali però (per testimonianza di molti fra quali di Préville allora direttore del Gran Teatro di Lyon, di Brizard, di Noverre e di madama Lobreau, che ebbero conoscenza dei detti due maestri Lionesi) mai non ebbero a dire d’aver composto in musica il Deviti dii Pillage. Quanto poi all’essere stata riconosciuta debole o di poco effetto la seconda musica che Rousseau scrisse sulle medesime parole, avverte saviamente il signor di Chambrye che non è da farne alcuna maraviglia essendo oltremodo difficile e pressoché impossibile che le cose buone possano migliorarsi dal medesimo artista che prende a rifonderle sotto altro aspetto; e ne cita esempi luminosi d ogni genere.. Finisce l’osservatore mostrando come il sig. Castil-Blaze sia venuto in proposito di questo già smentito plagio di Rousseau per l’indignazione concepita nel vedersi rifatto dal signor Berlioz il suo grande capolavoro W il lìobin des bois. Così egli per fine indiretto non si è vergognalo di ripescare nel torbido di riprovate e smentite accusazioni di un secolo fa, adulterandole impudentemente, e contrapponendole alla fama d’un uomo grande, con un attentato miserabile che non può risolversi che a scorno di chi l’ha commesso. 11 sig. Castil-Blaze al N. -IO della France Musicale produce un altro articolo ove prosegue a dar nuove taccie alla vita privata di Gio. Giacomo Rousseau, e promette di dar quanto prima novelli schiarimenti e prove del plagio della musica del Devia du Village. Or che diremo noi di una somigliante polemica? Certo è che il racconto del signor Castil-Blaze non ha alcun fondamento di verità perchè, oltre al mancare d’appoggio di convenienti prove, pecca ancora di inverosimile. Perocché, stando al racconto, Granet viveva ancora quando l’opera fu fatta rappresentare da Rousseau a Versailles, quando fu venduta al sig. De la Voupalieie, quando fu presentata all’Accademia per essere approvata. Or come Granet non seppe niente di lutto ciò? E poi quando l’opera fu data a Versailles, la produsse egli BouSseau per sua, o no? Questo dal racconto non si sa. Il sig. Castil-Blaze se non l’ha fatta da storico, doveva almeno farla da avvocato e fra le sue ingegnose invenzioni far luogo a quella che poteva costituire una prova almeno in apparenza sufficiente, e coprir questo vano, che non sarà mai per dargli la causa altro che perduta. Ma egli è certo che Rousseau, quando fece rappresentare il Devm diè la musica per sua. Or come quel Granet che ancor viveva non ne fece alcuna lagnanza? e piuttosto quando si cominciò a mormorare del plagio, perchè non mossero le querele da Lione anziché da Parigi, da’parenti o dagli amici di Granet anziché dai nemici di Rousseau, e dagli invidi membri dell’Accademia? Quello che più è singolare è la discordanza onde i contemporanei detrattori di Rousseau lo accusarono di quel plagio. Uno voleva che quella musica fosse di’ un aliate ifPfà (1) Ciò intendasi detto scherzosamente, dacché è nolo che il Robin tles bois dei signor Castil-Blaze non è die una povera riduzione del Freischutz di Weber anonimo, l’altro pretendeva che una donna ne fosse l’autrice, e Voltaire diceva che quella partizione era stata trovata fra le carte di Gaulthier musicante di Marsiglia. Or come tutte queste contenzioni non cedettero alla rivelazione di quel Bellisent che svelò il gran segreto ch’ei possedeva dello scambio dei nomi? E come può essere che dei tanti detrattori d’allora nessuno si appoggi a questo equivoco, e a questo importante rivelo? Solo al sig. Castil-Blaze era dato dopo novant’anni ingegnosamente trovar modo ili chiarire questo punto di critica musicale rannodando e tessendo una tradizione che non poteva essere a noi trasmessa che dopo la morte di quel Lefèvre che a lui l’aveva confidata. Si perdonerà al sig. Castil-Blaze la menzogna di tante invenzioni, l’animosità dei suoi fini indiretti, e il cumulo di tanti fatti insussistenti, ma chi sarà per perdonargli il temerario ardimento di avere sbollato e posto in derisione un nome sì grande? Noi crederemmo opera perduta il difendere Rousseau dalla taccia datagli d’imperito delle cose musicali del suo tempo, non credendo che essere vi possa alcuno clic voglia dar fede alle ciance del sig. CastilBlaze a preferenza di quanto ne hanno scritto e opinato in ogni tempo i dotti dell’arte. C. M. NECROLOGIA. CHERUBINI. I. Il giorno 15 corrente questo patriarca de’ compositori di musica cessò di vivere in Parigi nella grave età di H2 anni. Non erano ancora trascorsi due mesi ila che egli crasi ritirato dalla direzione di quel Conservatorio ed era stato insignito del titolo di Commendatore dell’ordine della Legion d’onore. Per molti riguardi Cherubini emerse superiore a tutti i maestri dell’epoca, sia che si consideri la durala delP utile e luminosa sua carriera, sia che si ponga mente alla varietà ed importanza de’ suoi lavori. Egli si dedicò al teatro prima di Mozart e tuttavia lo occupava quando già, con tanto danno dell’arte, erasene ritirato Rossini: ottenne distinta gloria nel genere drammatico; meritossi 1 universale estimazione pe’ suoi precetti e per le sue opere didascaliche; si cimentò non senza lode a composizioni per camera del genere severo, e s’innalzò a maestro sovrano della moderna musica sacra. La perdita di Cherubini non potrà non svegliare una dolorosa impressione in tutta Europa musicale. In uno de’prossimi numeri porremo studio a dare un sunto biografico di un artista sì grande, che a buon dritto può annoverarsi tra le maggiori illustrazioni artistiche dell’Italia. — Con uno de’ prossimi fogli si darà uno de’ migliori pezzi del capolavoro di Cherubini Le due giornate, e per comodo de’ signori dilettanti, anche con accompagnamento di pianoforte e col testo tradotto appositamente in versi italiani. Questo pezzo formerà il N. -4.° della nostra Antologia Classica. Giovanni Enrico Màster (Articolo comunicato.) II 17 febbrajo alle ore undici antimeridiano morì in questa città Giovanni Enrico Kùster. Egli era nato in Bùckcburg capitale del Principato di Schaumburg-Lippe ai 44 aprile del 47SO. Fin dalia sua fanciullesca età aveva posto grande amore nell’arte musicale. E con quella ammirabile costanza di volere, con quella coscienziosa sollecitudine, tutta - propria dei Germani, coltivò tino allo stremo di sua vita religiosamente l’arte, ed amò. I,’indomabile desiderio di aggiungere in essa quella sommità che per lui si poteva maggiore, trasselo ancor giovinetto in Italia alia bella scuola del famoso l-’cnaroli, onde sono usciti il Cimarosa, il Guglielmi c il Palma. Degno del gran maestro non tardò a mostrarsi il bramoso discepolo. É tanta perizia nella prediletta arte acquistò e a tale eccellenza pervenne, clic presto si guadagnò c poi conservò sempre l’estimazione universale, e le sincere lodi degl’intendenti. Da Begia Accademia di musica di Stocolina 10 aggregò volentieri fra’ suoi membri. La B. Corte di Torino nel 1814 Io scelse per Maestro di Cappella. Molli Principi vollero da lui apprendere le regole della musica: fra i quali le Auguste Figliuole di S. M. Vittorio Emmanucic Be di Sardegna (t). Il Principe di Assia-Philippstahi per più anni in sua Corte ospitollo e in grande favore lo tenne e mostrosscgli quasi tenero padre. Humboldt, la Stael, Paganini l’ebbero in tanta grazia che, a nessun altro nell’amicizia loro mai lo posposero. Di molti scritti sulla teorica dell’arte sua adornò il Kiistcr varj giornali tedeschi: i quali fanno fede dell’ucutezza del suo ingegno c dei suo raro sapere. In un opuscolo elie mandò per le stampe in Torino nel 4824 sviluppò nuove c profonde vedute sul ritmo musicale, clic furono molto apprezzate (2). Da gran tempo slava egli maturando un’Opera, in cui intendeva di proporre una riforma nei metodo usato di scrivere la musica, trovato da lui, non che da altri valenti uomini, assai imperfetto. La morte lo impedì di condurla a termine. Noi non conosciamo ancora il merito del suo innovamento. Ma molto dovevamo aspettarci dal Kùstcr e molto dovremmo dolerci se i suoi trovati andassero perduti. Nò allo studio indefesso dell’arte sua ristrinse l’attenzione: che anzi volle ornare ii suo spirito di molte lettere, e in ogni maniera di discipline atte a formare la mente sana, lo ingegno solidamente applicò (3). E a questa intellettuale coltura non per ozioso pascolo o passeggiare dilettazione, come tanti fanno, andava egli attendendo: ma saviamente indirizzavala al perfezionamento morale di sé medesimo, per il clic non 6 a stupire s’egli improntò l’animo suo di tante beile e inimitabili virtù. Fu il Blister uomo d’illibati costumi, d’integra vita. Buono, schietto,caritatevole, pio: largo di consigli fedeli, di soccorsi nascosti. I giovani poveri c volonterosi ammaestrava nell’arte sua senz’altro guiderdone clic quello clic gli dava la sua coscienza nel far del bene. Dalla famigliarità dei potenti uscì ( cosa mirabile a dirsi ) intemerato. Un marito e un padre più amante e più riamato di lui avresti dilticilnicnte trovato. Nella cara compagna della sua vita che gli aveva proprio mandata la providenza inspirò ed ebbe quell’alletto per cui era formalo 11 suo cuore. I trentatre anni clic passò con lei furono un continuo ricambio di benevolenza che il tempo anzi che alTievolirc andava sempre più rinforzando. Le loro assidue cd unanimi cure nella buona educazione dei figliuoli erano degnamente ricompensate dalia reverenza e dall’amore di questi. Così il Kùster nella pace e nelle dolcezze della famiglia andava fruendo di quella felicità clic co’ suoi lumi e coila sua industria si aveva egli stesso preparata, quando morte venne a rompere questi teneri nodi. Lunga c dolorosissima sul finire fu la malattia del Kiistcr. Ogni angoscia con rassegnazione veramente cristiana patì: allorché sentì l’ora suprema avvicinarsi rasscrcnossi in viso c palesò l’elTusione di un gaudio ciic non era più terreno. Questi brevi tratti credemmo ufficio nostro di pubblicare: a satisfazionc di coloro che conosciute avendo ie inestimabili doti del Kùster reclamano per lui giusto tributo di laudi: a specchio di quelli in chi i lodati esempi hanno ancora qualche possanza; a conforto dei buoni i quali veggano che morendo essi non muore l’affettuosa memoria delle lorb desiderate virtù. k. a. (t) A queste Principesse insegnò pure la lingua tedesca. (2) L’Opera è intitolata: Dodici Variazioni per Pianoforte in tempi differenti sopra un tema del maestro Gioachino Bossini, precedute da un breve Itaqionamento sul Itilmo. Di essa diede un giudizioso ragguaglio la Gazzella Piemontese nel n." Ìi7 dell’anno ÌS24. (3) Il Jiilster voltò molti libri dall’idioma tedesco
in italiano: e n’ebbe lode anche dagli stessi autori.