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i^{^ giudizio (T un uditorio. Ciò sia detto di!... volo • e passiamo innanzi. C°< Lombardi del Verdi rivedemmo per la quarta volta sulle nostre maggiori scene O; la signora Frezzolini. ~ Qui legasi subito P inevitabile domanda: «Ha ella guada* gnato? ha ella perduto? (parlasi sempre d’arte e di mezzi", già c’intendiamo), è ella la stessa? - Al che succedono le tre risposte, alquanto disparate, di quelli che dicono abbia guadagnato, degli altri che vogliono abbia perduto. e d altri ancora che asseriscono sia la stessa. Questo discorso verte sempre su ogni artista, e adesso spetta alla Frezzolini. Raccogliendo pure un po’ i pareri, abbiam potuto rilevare che questa perita cantante fu trovala ancora (e perché non dovrebbe esserlo?) in lutto lo splendore de1 suoi bei mezzi. Ella ci sorprende di nuovo con que suoi acuti, e intonali, e dolci, e forti, e vellutati, e pomposi, e rotondi, e pieni, con tutti gli altri aggettivi; dei quali piacesse epitetare questo sorpren-, dente registro. - Ma. la si è trovata un po’ fredda. - Fredda? - Forse perchè ov’ella usava il grido, ora adesso si piace di cantare? perchè dove soleva sbracciarsi ora, soltanto si muove? - Se questa è freddezza, noi confessiamo di amarla codesta freddezza, e ringrazieremo la signora Frezzolini di aversi ritratta di un buon passo dal j malvagio sentiero dell’esagerazione. In verità noi I’ abbiamo rinvenuta più nobile • più decorosa ", più artista infatti. - Sarebbe: inutile tessere un dettagliato esame sulla esecuzione dei singoli pezzi da lei soste- । nuli in quest’opera. Era lodevole due anni i fa: è, per noi, migliore d’assai adesso. Parliamo sempre della prima sera. - Non । possiamo tuttavia passare sotto silenzio | l’interpretazione della più bella pagina del Verdi, Pz/oe Diaria, sostenuta dalla Frez- । zolini con imponente fermezza di voce e jj grandezza veramente inimitabile. Il signor Poggi fu accolto da bel plauso j dopo il primo tempo della sua cavatina, ■ nel quale fece sfarzo, e troppo fors’anco. • della sua simpatica voce. Meno fortunato! fu nella cabaletta. che, forse perchè non vecchia., non garbò al parterre, il quale sembrava essersi quasi fisso quella sera di non far bel viso a nessuna novità. - Meglio; il Poggi si rimise nel pubblico favore nel i rimanente dell’Opera, vogliam dire nel Terzetto e nel Duetto col soprano, al quale (il Duello), per incidenza, diremo che fu mal fatto tórre Paccompagnamento delP Arpa nell’adagio. Essa donava al largo canto, che sopra campeggia, più morbidezza ■ e rotondità. E male che PImpresa non s’abbia potuto provvedere d un artista adatto alla parte di Pagano. Il sig. Colini ha dovuto spostarla in modo sensibile: e ne riuscì in conseguenza danno alla musica, all artista ed anche a noi che stavamo a sentire. Di-, spiace veder sacrificato il talento d un artista sì distinto. In complesso P esecuzione fu trascura- 1 Iella più che no: speriamo che meglio cani- 1 minerà per l’avvenire. Speriamo pure. Non è però la più bella cosa quella di essere sempre costretti a sperare. La musica di Verdi non guadagnò gran 1 fatto in questa riproduzione. Ella è del i © rimanente la sua migliore. Vj] ^ì°n buone sono le notizie che possiamo ’ dare intorno alla musica del ballo Esme- | calda, in cui rivedemmo quel caro por- i tento di quella Elssler. I
Attendiamo Semiramide.
— Ed intanto portiamoci un breve momento
al teatro Re. Ah! eccola ancora
questa deliziosa Sonnambula, sempre fresca,
sempre giovane, che il tarlo de’ tempi
non ha per anco solcato d una sola ruga.
Oh! Bellini! Bellini!
Una signora che si appella o si fa appellar
Sara vi sostiene la parte di Amina.
Questa signora è straniera, e la sua pronunzia,
quantunque abbastanza giusta e
marcala. lascia accusare tratto trailo le
abitudini del linguaggio natio. Ella è però
una bellissima voce di soprano (quella che
possiede la signora Sara, argentina, vibrata,
slanciata, estesa, ed anche potente. E voce
siffatta che potrebbe anco timbrarsi con
molto più di varietà nella sua emissione,
il che la signora Sara non fa: e se ella
volesse più rotondarla, o, come dicono i
francesi, sombrer, ne trarrebbe un impasto
più appassionato, più drammatico: meno
garrulo infatti. Checché ne sia. è un talento
rimarchevole quello di quest’artista, la quale
canta bene, è sicura del suo fiato, ed ha
intelligenza scenica. Solo si vorrebbe in lei
meno esagerazione nell’allargar i tempi, vale
a dire si vorrebbe, che andassero come
voleva Bellini: e grazie alla Provvidenza
non ne abbiamo per anco obbliato le fedeli
tradizioni! Davvero che, sottratti tulli
gli allargamenti, le comuni, ed i stentando
meramente arbitrar) che da questa signora
e da’ suoi compagni si praticano in quest’opera,
l’illuminatore risparmierebbe d’una
buona mezz’ora il consumo dell olio.
Anche qui dunque ci tocca a sperare un
po’ nell’avvenire: e le nostre speranze posano
questa volta sull’illuminatore!!! - Faccia
lui!
La Redazione.
w nwro osummo
Concerto del «ijç. Feliciako Davi»
{al Conservatorio di Paridi.)
on saprei se possa convenire di
$far palese al pubblico quanto
^jio so intorno alla vita di Feliciauo
David. E permesso però
istruirlo sulle particolarità seguenti: - Feliciano David ha assai ed in
ogni maniera sofferto e con rassegnazione
sopportò l’oscurità, nella quale si vide costretto
a vivere fino al giorno d oggi. Egli
fece un viaggio in Oriente: vide perciò
l’Egitto, la Siria, la Palestina, si trasse a
piedi delle Piramidi, sul Tabor, alle rive
del Giordano. Egli udì adunque la grande
voce del deserto e la splendida armonia
delle notti stellate sulle rive del Bosforo.
E fu ben là, all’aspetto di quelle solitudini
immense, de’ grandi astri di que’cieli,
delle antiche foreste di quelle montagne,
in seno al silenzio e alla libertà. che il
suo spirito ed il suo cuore si sono dilatati,
elevali, ingiovaniti, rischiarali, ingigantiti.
Egli apprese la pazienza alla scuola
delle privazioni ", come a quella dell’isolamento
conobbe la propria forza e seppe
armare la sua volontà. Ritornato in Francia
vide chi era egli stesso e chi eravam
noi. Chiese nulla a chicchessia; ricusò
ajuto e consigli. Da molti anni aveva
attinti al Conservatorio gli elementi dell’arte
sua, ed ebbe lezioni anche da Le —
-• — ; ©
sueur. Non aveva pregiudizj. Conobbe che
il compositore è un uomo che compone}
die niun utile ridonda all’arte, ninna gloria
all’artista a fare quello che dopo cinquantanni.
e da maestri illustri, fu le cento
volte completamente ben fatto } conobbe
che se ogni cosa cammina, se ogni cosa
si modifica, si trasforma, si arricchisce, diventa
più possente, come succede dell’industria, delle scienze, delle lingue, era
necessario obbligo della musica. di quest
arte la più essenzialmente libera di tutte,
e sotto pena per essa d’una letargia non
dissimile alla morte, di seguire il generale
impulso. Volle essere inventore, e lo fu.
Per ciò asserire, bisognava aspettare che
David fosse celebre, o vecchio, oppur anche
morto?....
Prima di provarmi all’esame della sua
Ode-Symphonie.&eyo parlare dello Scherzo
e de* pezzi vocali componenti la prima parte
del suo Concerto.
Questo Scherzo è scritto a tre (piarti
stretti, come quelli di Beethoven. E sviluppato
assai ed abilmente, le idee son fresche
e nobili, l’islrumenlazione va rimarcata
per forza decorosa, per gusto squisito
nella scelta de’ timbri e per una grande
abilità nell’uso de’violini. La melodia episodica
proposta dal clarinetto ha nella sua
semplicità molla grazia. Avrebbe valso meglio
non ricondurla tre volte distesamente.
Allorché Beethoven riproduceva il suo tema
episodico la terza volta, lo faceva quasi
sempre per trascinare alla sorpresa mediante
interruzione della frase, e col terminare improvvisamente
nel momento che l’uditore
sta per mormorare: «E troppo lungo!•>■>.
Ma questo effetto è proprietà assoluta di
Beethoven, nè sarebbe cosa prudente per
un compositore originale di impadronirsene.
La Danse des Astres è un coro pieno
di freschezza, e d una bella tinta.
Non m’è rimasta una memoria netta della
Barcarole du Pécheur. Mi ricordo che è
buona, senza però poter precisare il genere
di merito di questo breve pezzo.
Le Jour des Morts, una delle Harmonies
poétiques di Lamartine, è di più alto
stile. Vi regna una tetra e grave tristezza:
il ritmo e, e con ragione, pesante e scolorato.
Nessun istromento acuto. nemmeno
i violini vi han parte } le voci vengono
accompagnale da un terzetto di strumenti
gravi. viole. violoncelli, e contrabbassi:
eccellente è 1 intenzione, ed assai si affà
l’effetto al soggetto.
Avvi molta originalità nella canzone del
Chybouk.
La melodia delle Hirondelles si volle
replicata. E semplice, espressiva, d’un’andatura
graziosamente innocente, e la chiusa
delle prime strofe sulla dominante veste la
loro conclusione d’un carattere vago ed
incerto che non si dissipa che all’ultima,
dove d canto viene a cadere sulla tonica.
Le Sommeil de Paris, gran pezzo con
cori, soli ed orchestra, non è inferiore nè
a La Danse des Astres nè al Jour des
Morts pel modo col quale vi sono impiegati
e stromenti e voci. né tampoco per
lo stile armonico: la larghezza e l originalità
del quale, non ricercate, si sposano ad
alcune combinazioni ritmiche pittoresche e
toccanti.
Però questi cori, ricchi come sono, queste
canzoni, queste dolci melodie, questo r
grande e bello scherzo, di tutti i quali pezzi t
apprezzo il valore, e che hanno lusingato V-xj
l’orecchio dell’uditorio, non motiverebbero
O
la mia asserzione già emessa alcuni di fa,
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SEGUE IL SUPPLEMENTO.