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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu{{padleft:85|3|0]]- 81 — l’obbligazione di vantaggiose di costruzione dei pianoforti verticali o diritti, e che ha fatto fare tanti tentativi per rovesciare la tavola c le corde lasciando il meccanismo al c dissotto. Non è egli evidente che stabilire una soluzione di continuila cassa, per dar passaggio ai martelli enotere le corde al dissolto, è una costruzione dei pianoforti ordinaij? clic vanno a permostruosità nella Chechc n’abbiasi detto, il vantaggio della percussione delle corde nel senso del loro punto d’appoggio sul ponticello è incoi! testabile. Eccellenti esperienze fallo del sig. Savori hanno dimostrato altresì che la pressione dell aria del ’ colpo di martello in questo senso imprime una vibrazione più energica alla tavola d’armonia, che allorché questa pressione non è che il risultalo della reazione della corda percossa nel senso contrario. Ma v! hanno altri vantaggi evidenti che sono il risultato della disposizione del meccanismo al dissopra, quale I’ ha immaginato il signor Pape, e soprattutto come è divenuto per i perfezionamenti che questo dotto meccanico vi ha progressivamente introdotti. Tutti sono le conseguenze necessarie d’un sistema ben conbinato in tutte le sue parli. Col suo sistema del meccanismo al dissopra, il signor Pape ha trovato una combinazione assai più semplice e assai più razionale; poiché, avendo potuto sgombrare la parte inferiore della cassa dello slromento da lutto l’apparecchio dell’antico sistema, egli ha potuto abbassare la posizione della tavola e il posto delle corde presso al fondo solido di questa cassa, in luogo di far operare la traizione verso le estremità opposte, ove i mezzi di resistenza naturale non esistono. D’allora in poi il tiramento delle corde è slato senza danno per la solidità dell’islromento, per l’effetto della re- । sistenza naturale, e senza aver ricorso al formidabile apparecchio delle stanghe di ferro degli altri fabbricatori. Un altro vantaggio di questa disposizione consiste nel percuotere le corde al punto conveniente per ottenere un miglior suono, allontanando il colpo ‘di martello dal punto ove la corda fa angolo. Ciò che è soprattutto rimarcabile c degno dei più grandi elogi negli strumenti del signor Pape, è la semplicità del meccanismo. Si sa che il problema da sciogliere nei pianoforti è la riunione della potenza d’atlaeco colla rapidità dell’articolazione della nota. Nella costruzione ordinaria si ottiene la forza d’impulsione del martello per la lunghezza della leva del tasto; ma il sig. Pape non voleva servirsi di questo spedienle. D’altronde si era proposto di dare al suo meccanismo la più gran solidità possibile, diminuendo il numero de’ strofinamenti, e perciò bisognava che l’attacco fosse diritto. Ma qui si presentavano le conseguenze di questo principio di meccanica che ciò che si guadagna in prestezza perdesi in forza, e viceversa. Questa difficoltà è stala Io scoglio del signor Pape per diversi anni; c perfino dopo aver sì ben idealo tulle le altre parti de’suoi strumenti, gli fu d’uopo mollo tempo per sciogliere il problema della maggiore diminuzione possibile della lunghezza della stia leva d’attacco, per ottenere la leggerezza del tasto, conservando la forza d’impulsione del martello. Non v’ha die Dio che vede in un colpo d’occhio il principio e la fine d’ogni cosa; per abile ed ingegnoso che sia un uomo, v’hanno delle difficoltà che lo possono trattenere lungo tempo, sebbene ei non le creda insolubili. Così fu la situazione del signor Pape durante qualche anno. In questo tempo gli artisti, che non s’informano punto del principio delle cose, c che non vedono che i risultati, non trovando nelle tastiere di questi pianoforti tutta la leggerezza che desideravano, non rendevano giustizia alla bellezza d’un concepimento di cui non comprendevano F importanza. Io solo protestava costantemente contro i loro pregiudizj, c più volte, nello spazio di diciassette anni, analizzai i miglioramenti progressivi che vedeva fare dal valente c perseverante fabbricatore nel suo sistema. Finalmente, per una di queste felici ispirazioni che sembrano destinale a dare una smentita ai principj della meccanica universale, egli è pervenuto a ridurre la lunghezza della sua leva a meno di otto pollici, senza nulla perdere della forza necessaria d’impulsione, proporzionando il peso c l’azione di ciascun martello, come anche la prestezza deli-elasticità al punto d’equilibrio della leva, e trovando in questa felice combinazione, l’equivalente duna lunghezza proporzionale di questa stessa leva. Egli è così che Winkel d’Amsterdam ha trovato il mezzo di rimpiazzare la lunghezza proporzionale del pendolo astronomico per la misura del tempo in musica, col corto bilanciere del metronomo attribuito a Maclzel, nel mezzo del peso mobile che scorre su questo bilanciere per cambiare il centro di gravita in ragione della prestezza voluta. Son queste, bisogna confessarlo, delle idee di genio di cui gli artisti che si servono del pianoforte c del metronomo non comprendono il valore, ma che non sono meno degne dcU’ammirazione dei conoscitori. Io non ho soltanto esaminalo con attenzione gli ultimi prodotti del signor Pape in tulli i loro dettagli, ma gli ho suonati, e ne ho trovalo il meccanismo altrettanto facile che pronto, il suono forte, dolce c cantante. I suoi pianoforti in forma di tavola esagono, della dimensione di una tavola da sala, offrono in questa piccola cassa di poca grossezza i fenomeni d una potenza di suono che si crederebbe eseire da un gran islromento, c dell’estensione dei pianoforti ordinarj. Niente di più ingegnoso della disposizione incrocicchiata delle corde di questo pianoforte, e di (juella della tastiera mobile c del meccanismo. È nel suo genere un capo d’opera di semplicità nel suo concepimento e
PROGETTO
DI
U1ÎA 1TÏÏ07A RIFORMA MUSICALE
III.»
nella
sua esecuzione.
A confronto del gran pianoforte di concerto, divendo
llila necessità nella nostra epoca per l’impretanza
che questo slromento ha acquistalo da qualche
anno, gli artisti hanno lungo tempo imputato a quello
del signor Pape di mancare di vivacità nella sua sonorità
e di leggerezza nel suo meccanismo. Ma questi
difetti che disparivano in parte sotto una mano possente, erano il risultalo di ciò che rimaneva a fare
affinchè il signor Pape raggiungesse completamente il
suo scopo, della maggior semplicità possibile, riunita
alla maggior solidità dell’islromento. Ora, avendo
trovato la sua felice legge d’equilibrio fra la forza
d’attacco e la rapidità dell’articolazione delle note,
questi difetti son completamente scomparsi, e il meccanismo
di questi grandi pianoforti è diventilo leggero
come quello degli altri stromenli dello stesso
fabbricatore.
Ilo inteso, durante il mio soggiorno a Parigi, un.
bellissimo pezzo a otto mani, per due pianoforti a olio
oliavo, composto dal sig. Piste e eseguito da lui, dai
sigg. Osborne, lloscnhain c Wolff, su due dei nuovi
pianoforti del sig. Pape, e giammai musica di tal genere
non mi è sembrala aver prodotto un simile effetto.
Di più, ad onta di questa gran potenza, il suono era
chiaro, limpido, e nella più gran velocità di movimento
tutte le note spiccavano con una rimarcabile chiarezza.
Io credo dover aggiungere una considerazione importantissima
in favore degli strumenti del sig. Pape.
Si sa che allorché avviene un accidente a un pianoforte
costrutto secondo i principj del meccanismo inglese, di Petzold o di qualunque altro, bisogna neccssariamcn’e
cessare la musica finché non abbiasi
trovato l’artista necessario per farvi la riparazione, ciò
che non è (piasi mai possibile al momento stesso; ma
il meccanismo del sig. Pape è sì semplice e di sì poco 1
volume, elici tasti, i martelli, gli smorzatori, tutto in
somma non forma che una cassetta della lunghezza
della tastiera, c d’incirca otto pollici di larghezza.
Dunque, le parti di questo meccanismo sono sì bene
combinate, che lo si può togliere da un pianoforte per
porlo sur un altro ove. s’adatti perfettamente. Egli è
dunque facile 1‘ acquistare due meccanismi con un solo
pianoforte, e se per avventura sopraggiunge un acci-*
dente, il cambiamento potrà essere effettuato nello
spazio di un minuto circa, dalla prima persona venuta,
c la musica non sarà punto interrotta.
Ilo voluto in quest’articolo provare le importanti
invenzioni d’un artista tanto perseverante nelle sue
ricerche., quanto abile e coscienzioso, e contribuire,
per quanto è in me, che sia resa giustizia a opere
tanto utili. Ilavvi sempre un tempo in cui il vero
diventa evidente; ma non è senza importanza che
ciò avvenga durante la vita di colui che ha scoperta
la verità. Fétis pèhe
| Direttore del Conservatorio di Brusselles.
o
(Contitinazione, Vedi il.V. 18 e 19).
Immerso sempre nella tristezza provai un istante
di contento, e sebben conosca l’inutilità di queste mie
lettere, che d altronde non mi distolgono dalle mie
occupazioni, nacque in me una fredda speranza che
possa un giorno conoscersi (pianto vado rozzamente
esponendo in esse. Bastami per ora il sapere che non
son di peso a te, e che più d imo intelligente in musica
conviene meco, se non del bisogno d’ima riforma
musicale, della somma chiarezza, e facilità che ne verri
bbc dalla mia nuova maniera di scriver la musica.
In credi che avrei potuto risparmiarmi di parlar
tanto contro i (piarti di voce, stante che la maggior
parte dei professori non ne ha idea, cd io di buon
grado ne avrei fallo a meno, ma trovo opportuno il
prevenire l’unico apparente ostacolo alla mia innovazione.
Per una giusta conoscenza di me stesso, c per
la materia che tratto, son più che certo che pochi, o
nessuno si darà la pena di leggere (pianto scrivo; ma
se anche uno vi fosse che volesse per un momento
occuparsene, c sentisse poi che questa da me decantala
chiarezza sarebbe d’impedimento alla progressione
della musica, è naturale che, senza punto chiarirsi
della verità, direbbe: lasciamo star le cose come. sono.
Convicn dunque sradicare questa falsa idea, ed è porcili
che li prego a permettermi ancora poche parole
a questo riguardo.
(die sia impossibile ammettere i (piarti di voce si
potrebbe dedurre dall’esperienza di anni c di secoli,
in cui la musica è andata lanl’ollre in grazia appunto
della totale dimenticanza dei (piarti di voce, e degli
imitili tentativi, falli da uomini sommi per trovare
altre scale che la diatonica. La voce umana non conosce
che il canto che procede per Ioni e semitoni,
e se questa è legge di natura fondala nella costruzione
di
noi medesimi, „ Chi non vorrà confessare n dice
a il Padre Sacche ti che il genere enarmonico tanto
u celebre, e. <piel suo quarto di tono, altro non fu
u finalmente che una vana favola, secondo che già
u da molli si riputava indino dai tempi di Plutarco n.
Ma piano, sento dirmi, non si tratta già di procedere
facendo le, scale per due quarti di tono, cd una terza
maggiore secondo l’antico genere, enarmonico; si vorrebbe
soltanto stabilire la differenza tra il diesis, cd
il bemolle, e lasciando il genere diatonico, disiderc la
scala in 24 parti. Che risponderesti, mio buon amico?
Io ne, avrei troppe cose da dire, ma, siccome le credo
parole sprecate, dirii solo a costui come vorrebbe poi
chiamare la distanza dal do al do diesis, considerata
secondo l’idea elio ne abbiamo noi. Questa seconda,
che pur tale sarebbe, non poi rebbi’ chiamarsi nè minore,
nè diminuita, nè maggiore, nè eccedente. Dunque
che razza di seconda sarebbe? Lo stesso dicasi
di tutte, le altre distanze. Ma queste son baje a fronte
delle difficoltà incalcolabili che verrebbero dai quarti
di voce. Dna però delle cognizioni più necessarie per
l’esecuzione della musica si è quella delle, distanze.
Ora se questa non è qual dovrebbe, per la maggior
parte, degli esecutori, colla divisione della scala in 12
parli, qual sarebbe, poi dividendola in 24? Il voler
ammettere i (piarti di voce, sarebbe, a mìo avviso, una
progressione retrograda, una diquelle coltivazioni che
isteriliscono il campo; e forse si tornerebbe, all’antica
musica greca, in cui sebben le note fossero le, 24
lettere dell’alfabeto ora semplici, ora doppie, rivolte a
destra, o a sinistra, poste a rovescio, o stese orizzontalmente,
pure per servire alla varietà dei modi, dei
canti e dei toni s’andò t’anl’ollre, che se n’ebbe bisogno
per fin di 4620, per cui era <1 uopo lo studio
di molti anni per apprenderne buso. Egli è perciò che
Platone permetteva che la gioventù impiegasse ben
tre anni soltanto ne’ primi elementi. E questa è la
musica che dovremmo prender per norma? Lascio il
giudizio ad altri. Per me ritengo che il moderno si