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128 LA GERUSALEMME

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II.


  Ma con provido avviso alfin dispone,
Ch’essi un di loro scelgano a sua voglia,
Che succeda al magnanimo Dudone,
12E quella elezion sovra se toglia.
Così non avverrà ch’ei dia cagione
Ad alcun d’essi che di lui si doglia:
E insieme mostrerà d’aver nel pregio,
16In cui debbe a ragion, lo stuolo egregio.

III.


  A se dunque li chiama, e lor favella:
Stata è da voi la mia sentenza udita,
Ch’era, non di negare alla Donzella,
20Ma di darle, in stagion matura, aita:
Di novo or la propongo, e ben puote ella
Esser dal parer vostro anco seguita;
Chè nel mondo mutabile e leggiero,
24Costanza è spesso il variar pensiero.

IV.


  Ma se stimate ancor, che mal convegna
Al vostro grado il rifiutar periglio:
E se pur generoso ardire sdegna
28Quel che troppo gli par cauto consiglio;
Non sia ch’involontarj io vi ritegna,
Nè quel, che già vi diedi, or mi ripiglio;
Ma sia con esso voi, com’esser deve,
32Il fren del nostro imperio lento e leve.

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