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CANTO QUINTO. | 129 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata I.djvu{{padleft:151|3|0]]
V.
Dunque lo starne o ’l girne i’ son contento
Che dal vostro piacer libero penda.
Ben vuò che pria facciate al Duce spento
36Successor nuovo, e di voi cura ei prenda:
E tra voi scelga i dieci a suo talento;
Non già di dieci il numero trascenda,
Ch’in questo il sommo imperio a me riservo:
40Non fia l’arbitrio suo per altro servo.
VI.
Così disse Goffredo; e ’l suo germano,
Consentendo ciascun, risposta diede:
Siccome a te conviensi, o Capitano,
44Questa lenta virtù che lunge vede;
Così il vigor del core e della mano,
Quasi debito a noi, da noi si chiede:
E saria la matura tarditate,
48Ch’in altri è provvidenza, in noi viltate.
VII.
E poichè ’l rischio è di sì leve danno
Posto in lance col pro, che ’l contrappesa;
Te permettente, i dieci eletti andranno
52Con la Donzella all’onorata impresa.
Così conclude; e con sì adorno inganno
Cerca di ricoprir la mente accesa
Sotto altro zelo: e gli altri anco d’onore
56Fingon desio, quel ch’è desio d’amore.