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CANTO QUINTO. 137

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XXIX.


  Ma per le voci altrui già non s’allenta
Nell’offeso guerrier l’impeto e l’ira.
Sprezza i gridi, e i ripari, e ciò che tenta
228Chiudergli il varco, ed a vendetta aspira;
E fra gli uomini, e l’arme oltre s’avventa,
E la fulminea spada in cerchio gira,
Sì, che le vie si sgombra; e solo, ad onta
232Di mille difensor, Gernando affronta.

XXX.


  E con la man, nell’ira anco maestra,
Mille colpi ver lui drizza e comparte.
Or al petto, or al capo, or alla destra
236Tenta ferirlo, ora alla manca parte;
E impetuosa, e rapida la destra
È in guisa tal, che gli occhj inganna e l’arte:
Talch’improvvisa, e inaspettata giunge
240Ove manco si teme; e fère e punge.

XXXI.


  Nè cessò mai, finchè nel seno immersa
Gli ebbe una volta, e due la fera spada.
Cade il meschin su la ferita, e versa
244Gli spirti, e l’alma fuor per doppia strada.
L’arme ripone ancor di sangue aspersa
Il vincitor, nè sovra lui più bada;
Ma si rivolge altrove, e insieme spoglia
248L’animo crudo, e l’adirata voglia.

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