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2 | LA GERUSALEMME |
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II.
O Musa, tu, che di caduchi allori
Non circondi la fronte in Elicona,
Ma su nel Cielo infra i beati cori
12Hai di stelle immortali aurea corona;
Tu spira al petto mio celesti ardori,
Tu rischiara il mio canto, e tu perdona
S’intesso fregj al ver, s’adorno in parte
16D’altri diletti, che de’ tuoi le carte.
III.
Sai che là corre il mondo, ove più versi
Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso;
E che ’l vero condito in molli versi,
20I più schivi allettando ha persuaso.
Così all’egro fanciul porgiamo aspersi
Di soavi licor gli orli del vaso:
Succhi amari, ingannato, intanto ei beve,
24E dall’inganno suo vita riceve.
IV.
Tu magnanimo Alfonso, il qual ritogli
Al furor di fortuna, e guidi in porto
Me peregrino errante, e fra gli scoglj,
28E fra l’onde agitato, e quasi assorto;
Queste mie carte in lieta fronte accogli,
Che quasi in voto a te sacrate i’ porto.
Forse un dì fia, che la presaga penna
32Osi scriver di te quel ch’or n’accenna.