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154 | LA GERUSALEMME |
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LXXX.
Segue Eustazio il primiero, e puote appena
Aspettar l’ombre che la notte adduce.
Vassene frettoloso, ove nel mena
636Per le tenebre cieche un cieco duce.
Errò la notte tepida e serena;
Ma poi, nell’apparir dell’alma luce,
Gli apparse insieme Armida e ’l suo drappello,
640Dove un borgo lor fu notturno ostello.
LXXXI.
Ratto ei ver lei si muove, ed all’insegna
Tosto Rambaldo il riconosce, e grida
Chè ricerchi fra loro, e perchè vegna.
644Vengo, risponde, a seguitarne Armida,
Ned ella avrà da me, se non la sdegna,
Men pronta aita, o servitù men fida.
Replica l’altro: Ed a cotanto onore,
648Dì, chi t’elesse? egli soggiunge: Amore.
LXXXII.
Me scelse Amor, te la Fortuna: or quale
Da più giusto elettore eletto parti?
Dice Rambaldo allor: nulla ti vale
652Titolo falso, ed usi inutil’arti:
Nè potrai della vergine regale
Fra i campioni legitimi mischiarti,
Illegittimo servo: e chi, riprende
656Cruccioso il giovinetto, a me il contende?