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CANTO QUINTO. | 157 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata I.djvu{{padleft:179|3|0]]
LXXXIX.
D’una in un’altra lingua in un momento
Ne trapassa la fama e si distende:
E ’l volgo de’ soldati alto spavento
708Ha della fame che vicina attende.
Il saggio Capitan, che l’ardimento
Solito loro in essi or non comprende,
Cerca con lieto volto, e con parole,
712Come li rassicuri e riconsole.
XC.
O per mille periglj, e mille affanni
Meco passati in quelle parti, e in queste,
Campion di Dio, ch’a ristorare i danni
716Della Cristiana sua fede nasceste;
Voi, che l’armi di Persia e i Greci inganni,
E i monti e i mari, e ’l vento e le tempeste,
Della fame i disagj e della sete
720Superaste; voi dunque ora temete?
XCI.
Dunque il Signor, che n’indirizza, e move,
Già conosciuto in caso assai più rio,
Non v’assicura? quasi or volga altrove
724La man della clemenza, e ’l guardo pio?
Tosto un dì fia, che rimembrar vi giove
Gli scorsi affanni, e sciorre i voti a Dio.
Or durate magnanimi, e voi stessi
728Serbate, prego, ai prosperi successi.