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CANTO SESTO. | 161 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata I.djvu{{padleft:185|3|0]]
V.
Io per me non vuò già ch’ignobil morte
I giorni miei d’oscuro oblio ricopra:
Nè vuò ch’al novo dì, fra queste porte,
36L’alma luce del Sol chiuso mi scopra.
Di questo viver mio faccia la sorte
Quel che già stabilito è là di sopra:
Non farà già, che senza oprar la spada,
40Inglorioso e invendicato io cada.
VI.
Ma quando pur del valor vostro usato
Così non fosse in voi spento ogni seme,
Non di morir pugnando ed onorato,
44Ma di vita, e di palma anco avrei speme.
A incontrare i nemici e ’l nostro fato
Andianne pur deliberati insieme;
Chè spesso avvien che ne’ maggior periglj
48Sono i più audaci gli ottimi consiglj.
VII.
Ma se nel troppo osar tu non isperi,
Nè sei d’uscir con ogni squadra ardito;
Procura almen, che sia per due guerrieri
52Questo tuo gran litigio or difinito.
E perchè accetti ancor più volentieri
Il capitan de’ Franchi il nostro invito;
L’arme egli scelga, e ’l suo vantaggio toglia:
56E le condizion formi a sua voglia.