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168 | LA GERUSALEMME |
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XXVI.
Ed a quel largo pian fatto vicino,
Ove Argante l’attende, anco non era;
Quando in leggiadro aspetto e pellegrino
204S’offerse agli occhj suoi l’alta guerriera.
Bianche, via più che neve in giogo alpino,
Avea le sopravveste, e la visiera
Alta tenea dal volto, e sovra un’erta,
208Tutta, quanto ella è grande, era scoperta.
XXVII.
Già non mira Tancredi ove il Circasso
La spaventosa fronte al cielo estolle;
Ma move il suo destrier con lento passo,
212Volgendo gli occhj ov’è colei sul colle.
Poscia immobil si ferma, e pare un sasso;
Gelido tutto fuor, ma dentro bolle:
Sol di mirar s’appaga, e di battaglia
216Sembiante fa che poco or più gli caglia.
XXVIII.
Argante, che non vede alcun che in atto
Dia segno ancor d’apparecchiarsi in giostra,
Da desir di contesa io quì fui tratto,
220Grida; or chi viene innanzi, e meco giostra?
L’altro attonito quasi e stupefatto
Pur là s’affissa, e nulla udir ben mostra.
Ottone innanzi allor spinse il destriero,
224E nell’arringo voto entrò primiero.