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176 | LA GERUSALEMME |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata I.djvu{{padleft:200|3|0]]
L.
Già lassi erano entrambi, e giunti forse
Sarian, pugnando, ad immaturo fine;
Ma sì oscura la notte intanto sorse,
396Che nascondea le cose anco vicine.
Quinci un araldo, e quindi un altro accorse
Per dipartirgli, e gli partiro al fine.
L’uno il Franco Arideo, Pindoro è l’altro,
400Che portò la disfida, uom saggio e scaltro.
LI.
I pacifici scettri osar costoro
Fra le spade interpor de’ combattenti,
Con quella sicurtà che porgea loro
404L’antichissima legge delle genti.
Siete, o guerrieri, incominciò Pindoro,
Con pari onor di pari ambo possenti.
Dunque cessi la pugna, e non sian rotte
408Le ragioni, e ’l riposo della notte.
LII.
Tempo è da travagliar mentre il Sol dura;
Ma nella notte ogni animale ha pace:
E generoso cor non molto cura
412Notturno pregio, che s’asconde e tace.
Risponde Argante: a me per ombra oscura
La mia battaglia abbandonar non piace:
Ben avrei caro il testimon del giorno;
416Ma che giuri costui di far ritorno.