< Pagina:Gerusalemme liberata I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
182 LA GERUSALEMME

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata I.djvu{{padleft:206|3|0]]

LXVIII.


  Ella l’amato medicar desia,
E curar il nemico a lei conviene.
Pensa talor d’erba nocente e ria
540Succo sparger in lui che l’avvelene;
Ma schiva poi la man vergine e pia
Trattar l’arti maligne, e se n’astiene.
Brama ella almen che in uso tal sia vota
544Di sua virtude ogn’erba, ed ogni nota.

LXIX.


  Nè già d’andar fra la nemica gente
Temenza avria; chè peregrina era ita:
E viste guerre e stragi avea sovente,
548E scorsa dubbia e faticosa vita:
Sicchè per l’uso la femminea mente
Sovra la sua natura è fatta ardita:
Nè così di leggier si turba, o pave
552Ad ogni immagin di terror men grave.

LXX.


  Ma più ch’altra cagion, dal molle seno
Sgombra Amor temerario ogni paura:
E crederia fra l’ugne, e fra ’l veneno
556Delle Africane belve andar sicura.
Pur, se non della vita, avere almeno
Della sua fama dee temenza e cura.
E fan dubbia contesa entro al suo core
560Duo potenti nemici Onore, e Amore.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.