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CANTO SESTO. 195

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CVII.


  Come volle sua sorte, assai vicini
Molti guerrier disposti avean gli aguati:
E n’eran duci duo fratei Latini
852Alcandro, e Poliferno: e fur mandati
Per impedir che dentro, ai Saracini,
Gregge non siano e non sian buoi menati:
E se ’l servo passò, fu perchè torse
856Più lunge il passo, e rapido trascorse.

CVIII.


  Al giovin Poliferno, a cui fu il padre
Sugli occhj suoi già da Clorinda ucciso,
Viste le spoglie candide e leggiadre,
860Fu di veder l’alta Guerriera avviso,
E contra le irritò le occulte squadre:
Nè frenando del cor moto improviso
(Com’era in suo furor subito e folle)
864Gridò: sei morta, e l’asta invan lanciolle.

CIX.


  Siccome cerva, ch’assetata, il passo
Mova a cercar d’acque lucenti e vive,
Ove un bel fonte distillar da un sasso,
868O vide un fiume tra frondose rive;
Se incontra i cani allor che ’l corpo lasso
Ristorar crede all’onde, all’ombre estive;
Volge indietro fuggendo, e la paura
872La stanchezza obliar face, e l’arsura.

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