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CANTO NONO. | 295 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata I.djvu{{padleft:325|3|0]]
LXXI.
Mentre così l’indomita Guerriera
Le squadre d’Occidente apre e flagella,
Non fa, d’incontra a lei, Gildippe altera
564De’ Saracini suoi strage men fella.
Era il sesso il medesmo, e simile era
L’ardimento e ’l valore in questa e in quella.
Ma far prova di lor non è lor dato:
568Ch’a nemico maggior le serba il Fato.
LXXII.
Quinci una, e quindi l’altra urta e sospinge,
Nè può la turba aprir calcata e spessa.
Ma ’l generoso Guelfo allora stringe
572Contra Clorinda il ferro, e le s’appressa:
E calando un fendente, alquanto tinge
La fera spada nel bel fianco: ed essa
Fa d’una punta a lui cruda risposta,
576Ch’a ferirlo ne va tra costa e costa.
LXXIII.
Doppia allor Guelfo il colpo, e lei non coglie;
Chè a caso passa il Palestino Osmida,
E la piaga non sua sopra se toglie,
580La qual vien che la fronte a lui recida.
Ma intorno a Guelfo omai molta s’accoglie
Di quella gente ch’ei conduce e guida:
E d’altra parte ancor la turba cresce,
584Sicchè la pugna si confonde e mesce.