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CANTO NONO. | 297 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gerusalemme liberata I.djvu{{padleft:327|3|0]]
LXXVII.
Non regger voi degli elmi e degli scudi
Sete atti il peso, o ’l petto armarvi e ’l dorso;
Ma commettete, paventosi e nudi,
612I colpi al vento, e la salute al corso.
L’opere vostre, e i vostri egregj studj
Notturni son: dà l’ombra a voi soccorso.
Or ch’ella fugge, chi fia vostro schermo?
616D’arme è ben d’uopo, e di valor più fermo.
LXXVIII.
Così parlando ancor diè per la gola
Ad Algazel di sì crudel percossa,
Che gli secò le fauci, e la parola
620Troncò ch’alla risposta era già mossa.
A quel meschin subito orrore invola
Il lume, e scorre un duro gel per l’ossa.
Cade, e co’ denti l’odiosa terra,
624Pieno di rabbia, in sul morire afferra.
LXXIX.
Quinci per varj casi, e Saladino,
Ed Agricalte, e Muleasse uccide:
E dall’un fianco all’altro a lor vicino
628Con esso un colpo Aldiazil divide.
Trafitto a sommo il petto Ariadino
Atterra, e con parole aspre il deride.
Ei gli occhj gravi alzando, alle orgogliose
632Parole, in sul morir, così rispose: