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302 | LA GERUSALEMME |
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XCII.
Son cinquanta guerrier, che in puro argento
Spiegan la trionfal purpurea Croce.
Non io, se cento bocche e lingue cento
732Avessi, e ferrea lena e ferrea voce,
Narrar potrei quel numero che spento,
Ne’ primi assalti, ha quel drappel feroce.
Cade l’Arabo imbelle, e ’l Turco invitto,
736Resistendo e pugnando, anco è trafitto.
XCIII.
L’orror, la crudeltà, la tema, il lutto
Van d’intorno scorrendo: e in varia imago
Vincitrice la Morte errar per tutto
740Vedresti, ed ondeggiar di sangue un lago.
Già con parte de’ suoi s’era condutto
Fuor d’una porta il Re, quasi presago
Di fortunoso evento; e quinci d’alto
744Mirava il pian soggetto, e ’l dubbio assalto.
XCIV.
Ma come prima egli ha veduto in piega
L’esercito maggior, suona a raccolta,
E con messi iterati, instando, prega
748Ed Argante, e Clorinda a dar di volta.
La fera coppia d’esequir ciò nega,
Ebra di sangue, e cieca d’ira, e stolta;
Pur cede alfine, e unite almen raccorre
752Tenta le turbe, e freno ai passi imporre.