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20 | LA GERUSALEMME |
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LVI.
Nè Guasco, nè Ridolfo addietro lasso:
Nè l’un nè l’altro Guido, ambo famosi.
Non Eberardo, e non Gernier trapasso
444Sotto silenzio ingratamente ascosi.
Ove voi me, di numerar già lasso,
Gildippe, ed Odoardo amanti e sposi
Rapite? o nella guerra anco consorti,
448Non sarete disgiunti, ancor che morti.
LVII.
Nelle scuole d’Amor che non s’apprende?
Ivi si fe’ costei guerriera ardita.
Va sempre affissa al caro fianco, e pende
452Da un fato solo l’una e l’altra vita.
Colpo ch’ad un sol noccia unqua non scende,
Ma indiviso è il dolor d’ogni ferita.
E spesso è l’un ferito, e l’altro langue:
456E versa l’alma quel, se questa il sangue.
LVIII.
Ma il fanciullo Rinaldo e sovra questi,
E sovra quanti in mostra eran condutti,
Dolcemente feroce alzar vedresti
460La regal fronte, e in lui mirar sol tutti.
L’età precorse, e la speranza: e presti
Pareano i fior, quando n’usciro i frutti.
Se ’l miri fulminar nell’arme avvolto,
464Marte lo stimi: Amor, se scopre il volto.