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308 LA GERUSALEMME

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VIII.


  Soliman Solimano, i tuoi sì lenti
Riposi a miglior tempo omai riserva;
Chè sotto il giogo di straniere genti
60La patria, ove regnasti, ancor è serva.
In questa terra dormi, e non rammenti
Ch’insepolte de’ tuoi l’ossa conserva?
Ove sì gran vestigio è del tuo scorno,
64Tu, neghittoso, aspetti il novo giorno?

IX.


  Desto il Soldano, alza lo sguardo e vede
Uom che d’età gravissima ai sembianti,
Col ritorto baston, del vecchio piede
68Ferma e dirizza le vestigia erranti.
E chi sei tu (sdegnoso a lui richiede)
Che, fantasma importuno ai viandanti,
Rompi i brevi lor sonni? e chè s’aspetta
72A te la mia vergogna, o la vendetta?

X.


  Io mi son’un (risponde il vecchio) al quale
In parte è noto il tuo novel disegno:
E siccome uom, a cui di te più cale
76Che tu forse non pensi, a te ne vegno.
Nè il mordace parlare indarno è tale:
Perchè della virtù cote è lo sdegno.
Prendi in grado, Signor, che ’l mio sermone
80Al tuo pronto valor sia sferza e sprone.

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