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314 LA GERUSALEMME

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XXVI.


  E scorrer lieti i Franchi, e i petti e i volti
Spesso calcar de’ suoi più noti amici:
E, con fasto superbo, agl’insepolti
204L’arme spogliare e gli abiti infelici:
Molti onorare in lunga pompa accolti
Gli amati corpi degli estremi uficj:
Altri soppor le fiamme, e ’l volgo misto
208D’Arabi e Turchi, a un foco arder ha visto.

XXVII.


  Sospirò dal profondo, e ’l ferro trasse,
E dal carro lanciossi, e correr volle;
Ma il vecchio incantatore a se il ritrasse
212Sgridando, e raffrenò l’impeto folle.
E fatto che di novo ei rimontasse,
Drizzò il suo corso al più sublime colle.
Così alquanto n’andaro, insin ch’a tergo
216Lasciar de’ Franchi il militare albergo.

XXVIII.


  Smontaro allor del carro, e quel repente
Sparve, e presono a piedi insieme il calle
Nella solita nube occultamente,
220Discendendo a sinistra in una valle;
Sinchè giunsero là, dove al Ponente
L’alto monte Sion volge le spalle.
Quivi si ferma il Mago, e poi s’accosta
224(Quasi mirando) alla scoscesa costa.

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